Super P che sta per super patata: la patata transgenica sdoganata dalla commissione Ue.
La notizia della super patata mi è sembrata particolarmente buffa per i doppi sensi agricolo-sessuale su cui è basata la nostra lingua. Se infatti vengono usati pisello o fava, per indicare l’organo sessuale maschile, quello femminile si è sempre contraddistinto con il tubero portatoci da Cristoforo Colombo (a questo proposito sarebbe interessante scoprire a quale ortaggio abbia scalzato l’incombenza), finocchio infine è stato scelto per parlare di omosessualità maschile.
I giornali oggi si sono chiesti “cosa ne pensasse la scienza della super patata”, hanno assicurato, lasciandoci alquanto increduli, che per il Vaticano “la super patata è un evento positivo”. La super patata esige anche “di specifici contratti tra produttori e utilizzatori finali” in questo caso però l’inquilino di palazzo Grazioli non c’entra nulla, gli utilizzatori finali della super P sono infatti le industrie. La curiosità del direttore del tg4 è stata invece sapere da un fruttivendolo, se fosse “meglio la patata grande o la patata piccola?”; mentre il celodurista ministro delle Politiche agricole “si opporrà con tutte le sue forze alla super patata”. Scopro alla fine che le super patate arriveranno da Repubblica Ceca, Germania, Olanda e Svezia; come dire piove sul bagnato.
mercoledì 3 marzo 2010
domenica 21 febbraio 2010
Sms
Short messages. Una volta, tanto tempo fa, c’era la nonna, la mamma, l’amica del cuore o l’amica per caso che alla bisogna era in grado di dispensare il consiglio giusto al momento giusto o anche il consiglio giusto al momento sbagliato. Con l’avvento delle nuove tecnologie è cambiato però, non solo, l’interlocutore di riferimento ma anche l’ontologia, il senso stesso, del consiglio. Da qualche tempo, almeno noi donne nella cosiddetta età fertile, siamo abituate a fare tesoro delle preziose e indispensabili sentenze scritte negli involucri di plastica degli assorbenti, che più o meno esordiscono tutte con un accattivante lo sapevi che… Un inno alla femminilità: “più ciclo più donna” “ meglio una mestruazione oggi che una domani” “non sai quanto sei fortunata ad avere un maldipancia da stare piegata in due”. Chissà se anche gli uomini nella loro intimità potranno fruire di una così importate esaltazione della mascolinità?
Tornando a bomba, qualche giorno fa mi è capitato di notare che questa sorta di messaggi incoraggianti-rasserenanti sono centellinati anche sui fogli della carta assorbente. Ogni foglio una sentenza, ogni stappo una riflessione. Nonostante non fosse proprio pulitissimo, ho conservato uno di questi strappi per poter dare al suo autore una durata meno effimera di quella riservata a un foglio di carta. “Quando hai un po’ di tempo, prova a fare con molta calma ed attenzione una (solo una!) delle piccole cose che fai tutti i giorni in modo distratto: lo troverai molto rilassante e riposante”. Manco a dirlo, la parte che ho preferito è quella riportata tra parentesi con tanto di punto esclamativo.
Ps. Mentre stavo scrivendo questo post mi sono ricordata che da sempre nei baci di cioccolato, Shakespeare, La Rochefoucauld, e tutti i possibili anonimi hanno avuto la fortuna di sapere che le loro parole non erano state scritte invano. Da ultimo (dopo Shakespeare appunto) nientemeno che mister Lucchettosupontemilvio ha avuto l’onere di scegliere le prossime frasi da condividere con tutta l’umanità.
Tornando a bomba, qualche giorno fa mi è capitato di notare che questa sorta di messaggi incoraggianti-rasserenanti sono centellinati anche sui fogli della carta assorbente. Ogni foglio una sentenza, ogni stappo una riflessione. Nonostante non fosse proprio pulitissimo, ho conservato uno di questi strappi per poter dare al suo autore una durata meno effimera di quella riservata a un foglio di carta. “Quando hai un po’ di tempo, prova a fare con molta calma ed attenzione una (solo una!) delle piccole cose che fai tutti i giorni in modo distratto: lo troverai molto rilassante e riposante”. Manco a dirlo, la parte che ho preferito è quella riportata tra parentesi con tanto di punto esclamativo.
Ps. Mentre stavo scrivendo questo post mi sono ricordata che da sempre nei baci di cioccolato, Shakespeare, La Rochefoucauld, e tutti i possibili anonimi hanno avuto la fortuna di sapere che le loro parole non erano state scritte invano. Da ultimo (dopo Shakespeare appunto) nientemeno che mister Lucchettosupontemilvio ha avuto l’onere di scegliere le prossime frasi da condividere con tutta l’umanità.
martedì 9 febbraio 2010
Quanto tempo
Sono passati quasi 3 mesi dall'ultimo post, quanto tempo!
Mi verrebbe da dire, ho perso il treno, in realtà, mi ha preso una macchina. In fondo è sempre un mezzo di trasporto. Invece la posizione di una consonante, la erre, ha fatto la differenza. Ora devo fare in modo che la ripresa corra veloce come un treno, senza macchine a interferire.
Mi verrebbe da dire, ho perso il treno, in realtà, mi ha preso una macchina. In fondo è sempre un mezzo di trasporto. Invece la posizione di una consonante, la erre, ha fatto la differenza. Ora devo fare in modo che la ripresa corra veloce come un treno, senza macchine a interferire.
martedì 10 novembre 2009
Momenti importanti
Nella vita di qualsiasi donna esistono dei momenti che segneranno la sua vita per sempre: il primo innamoramento, il giorno del menarca, il primo bacio, il giorno della tesi di laurea, la nascita di un figlio, il matrimonio, ecc.
Tra questi passaggi fondamentali della crescita femminile, io inserirei un altro evento topico, da molti forse sottovalutato, ma che racchiude in se diversi significati e retroscena: il rinnovo del parco mutande.
Eh sì, arriva un giorno nella vita della donna in cui si ha la percezione che qualcosa non va (insoddisfazione, aspettative disattese, nervosismo), e rovistando nel contenitore della biancheria intima, la donna, improvvisamente, prende atto che quel qualcosa è proprio racchiuso lì. Mutande slabbrate, pizzi mezzi scuciti, elastici più fragili di un buon proposito di dieta, bianchi non proprio più bianchi e colori che hanno perso il loro smalto, cuciture che hanno ceduto non solo alle lusinghe di un'eterna giovinezza, insomma una vera e propria disfatta cui è opportuno porre rimedio.
Come dicevo però il momento topico non è tanto la presa d'atto del problema ma la risoluzione vera e propria, la fase successiva, e cioè l'acquisto. Innanzi tutto il primo vero rospo da mandar giù è la consapevolezza della taglia giusta, perché l'usura aveva reso indulgenti e confortevoli le care e vecchie mutande: sarò quindi sempre una S (o prima) o sarò, dio non voglia, lievitata a M (seconda o terza)? la seconda eventualità potrebbe essere un valido deterrente per convincere anche la donna più coraggiosa a finire i suoi giorni con la biancheria che ha in dote. Altra remora da superare sono i ricordi legati ad eventuali regali di persone care: completini regalati dal fidanzato del liceo, mutandoni regalati dalla mamma, perizomi regalati per commemorare un felice compleanno. In primis perchè il fidanzato del liceo veleggia soddisfatto e completamente dimentico del passato al suo secondo matrimonio, quindi i mutandoni della mamma risalgono al periodo bohemien quando con sottili messaggi cercava di dare modelli di comportamento più conservatori, e i perizomi...
Ecco, iniziamo proprio dai perizomi, divieto assoluto d'acquisto per i perizomi a meno che il fondoschiena e l'attacco della coscia non siano simili a quelli di Eva Erzigova, in tutti gli altri casi sono da evitare perché creano dei bruttissimi appiattimenti e allargamenti nella zona critica, in poche parole trasformano tutte le altre non-dee in culone e prosciuttone. Da osare e usare con cautela anche i pizzi per evitare l'effetto moulin rouge, messalina o escort di seconda scelta. I pizzi hanno infatti due difetti sostanziali: quelli da pochi soldi sono acrilici a rischio incendio, un po' duri, dozzinali e poco sensuali, mentre quelli eleganti, morbidi, e sensualmente sobri costano tantissimo. Personalmente eviterei anche quelle mutande stile teenager finta ingenua (con gattini ammicanti, orsacchiotti coccolosi, o scritte vorreimanonposso), perché dopo i venti anni andare in giro con quelle cose sotto ai vestiti è veramente imbarazzante, e poi perché quel tipo di ingenuità ai nostri giorni è indicata solo alle bambine sino alla terza asilo. Detto ciò si possono tranquillamente evitare anche le mutande con la pancera nelle varie sfumature antistupro, e il mutandone bianco o nero con elastico alto e sgambatura sghemba, in grado di però resistere alle sperimentazioni nucleari di Ahmadinejad.
In conclusione, anche in questa come in tante altre circostanze della vita bisognerà giungere a qualche compromesso e procedere a vista, l'importante è però andare avanti con un po' di buon gusto, senso della misura e tanto autosenso critico.
Tra questi passaggi fondamentali della crescita femminile, io inserirei un altro evento topico, da molti forse sottovalutato, ma che racchiude in se diversi significati e retroscena: il rinnovo del parco mutande.
Eh sì, arriva un giorno nella vita della donna in cui si ha la percezione che qualcosa non va (insoddisfazione, aspettative disattese, nervosismo), e rovistando nel contenitore della biancheria intima, la donna, improvvisamente, prende atto che quel qualcosa è proprio racchiuso lì. Mutande slabbrate, pizzi mezzi scuciti, elastici più fragili di un buon proposito di dieta, bianchi non proprio più bianchi e colori che hanno perso il loro smalto, cuciture che hanno ceduto non solo alle lusinghe di un'eterna giovinezza, insomma una vera e propria disfatta cui è opportuno porre rimedio.
Come dicevo però il momento topico non è tanto la presa d'atto del problema ma la risoluzione vera e propria, la fase successiva, e cioè l'acquisto. Innanzi tutto il primo vero rospo da mandar giù è la consapevolezza della taglia giusta, perché l'usura aveva reso indulgenti e confortevoli le care e vecchie mutande: sarò quindi sempre una S (o prima) o sarò, dio non voglia, lievitata a M (seconda o terza)? la seconda eventualità potrebbe essere un valido deterrente per convincere anche la donna più coraggiosa a finire i suoi giorni con la biancheria che ha in dote. Altra remora da superare sono i ricordi legati ad eventuali regali di persone care: completini regalati dal fidanzato del liceo, mutandoni regalati dalla mamma, perizomi regalati per commemorare un felice compleanno. In primis perchè il fidanzato del liceo veleggia soddisfatto e completamente dimentico del passato al suo secondo matrimonio, quindi i mutandoni della mamma risalgono al periodo bohemien quando con sottili messaggi cercava di dare modelli di comportamento più conservatori, e i perizomi...
Ecco, iniziamo proprio dai perizomi, divieto assoluto d'acquisto per i perizomi a meno che il fondoschiena e l'attacco della coscia non siano simili a quelli di Eva Erzigova, in tutti gli altri casi sono da evitare perché creano dei bruttissimi appiattimenti e allargamenti nella zona critica, in poche parole trasformano tutte le altre non-dee in culone e prosciuttone. Da osare e usare con cautela anche i pizzi per evitare l'effetto moulin rouge, messalina o escort di seconda scelta. I pizzi hanno infatti due difetti sostanziali: quelli da pochi soldi sono acrilici a rischio incendio, un po' duri, dozzinali e poco sensuali, mentre quelli eleganti, morbidi, e sensualmente sobri costano tantissimo. Personalmente eviterei anche quelle mutande stile teenager finta ingenua (con gattini ammicanti, orsacchiotti coccolosi, o scritte vorreimanonposso), perché dopo i venti anni andare in giro con quelle cose sotto ai vestiti è veramente imbarazzante, e poi perché quel tipo di ingenuità ai nostri giorni è indicata solo alle bambine sino alla terza asilo. Detto ciò si possono tranquillamente evitare anche le mutande con la pancera nelle varie sfumature antistupro, e il mutandone bianco o nero con elastico alto e sgambatura sghemba, in grado di però resistere alle sperimentazioni nucleari di Ahmadinejad.
In conclusione, anche in questa come in tante altre circostanze della vita bisognerà giungere a qualche compromesso e procedere a vista, l'importante è però andare avanti con un po' di buon gusto, senso della misura e tanto autosenso critico.
martedì 3 novembre 2009
Paure e pregiudizi
Ha voglia a dire il vice ministro alla salute, Ferruccio Fazio, che la pandemia è lieve, ha sintomi leggeri e fa poche vittime rispetto agli altri paesi d'Europa e rispetto alla normale influenza (l'ultima epidemia influenzale in Italia pare abbia provocato 8 mila decessi). La gente però ha paura. Qualche settimana fa mi era stato detto che era stato preso d'assalto e pertanto quasi introvabile quella sorta di gel disinfettante per le mani, mentre da un pò di tempo ho fatto caso che sugli autobus è pubblicizzato un sapone che aiuterebbe a rendere più sicura la salute dei consumatori. In questi giorni di pioggia invece mi capita spesso mio malgrado di prendere la metropolitana e mi sono accorta che ogni minimo cenno di colpo di tosse o uno sporadico starnuto mezzo trattenuto è accolto come l'apparizione di un untore manzoniano. Sebbene lo spazio sia limitatissimo, come sempre accade nelle ore di punta, si creano delle isole di vuoto attorno "all'appestato", o si può assistere a correnti migratorie di passeggeri da un vagone all'altro. Questa mattina sono rimasti liberi ben 3 posti a sedere, nonostante le persone fossero stipate anche sopra i corrimano, perché un omino con il cappello ha fatto ben tre starnuti di seguito.
Sempre a proposito di metropolitane e di stili di vita, sto rimuginando da un paio di giorni sui miei pregiudizi. L'evento scatenante è stato un episodio di per se stesso banale: famigliola di tre persone, mamma babbo e bambino piccolo con un ciambella in mano che scivola per terra, sul pavimento della metropolitana, per una frenata non proprio morbida. La mamma la raccoglie e la tiene in mano intenzionata a gettarla, ma il bambino inizia a frignare e fare capricci, quindi dopo una breve e movimentata consultazione con il padre, la ciambella viene riconsegnata nelle mani della creatura che tutto soddisfatto se la addenta. Osservando la scena ho pensato che era un comportamento un po' spartano, della serie ciò che non strozza ingrassa, e ho detto alla persona che era con me "però sti nordici, sono proprio discendenti dei vichinghi, hai visto come allevano i loro bambini". Solo mentre stavamo scendendo, mi sono resa conto che non erano stranieri, venuti dal nord (se devo essere sincera, e qui mi cospargo il capo di cenere credevo fossero dell'est europa), ma italiani. Mi è capitato spesso in questi giorni di pensare a questa mia affermazione così carica di pregiudizi nei confronti di chi esce dalle solite linee guida del "normale" comportamento e attribuire agli altri eventuali anomalie. Dovrò intraprendere un processo di auto-educazione.
Sempre a proposito di metropolitane e di stili di vita, sto rimuginando da un paio di giorni sui miei pregiudizi. L'evento scatenante è stato un episodio di per se stesso banale: famigliola di tre persone, mamma babbo e bambino piccolo con un ciambella in mano che scivola per terra, sul pavimento della metropolitana, per una frenata non proprio morbida. La mamma la raccoglie e la tiene in mano intenzionata a gettarla, ma il bambino inizia a frignare e fare capricci, quindi dopo una breve e movimentata consultazione con il padre, la ciambella viene riconsegnata nelle mani della creatura che tutto soddisfatto se la addenta. Osservando la scena ho pensato che era un comportamento un po' spartano, della serie ciò che non strozza ingrassa, e ho detto alla persona che era con me "però sti nordici, sono proprio discendenti dei vichinghi, hai visto come allevano i loro bambini". Solo mentre stavamo scendendo, mi sono resa conto che non erano stranieri, venuti dal nord (se devo essere sincera, e qui mi cospargo il capo di cenere credevo fossero dell'est europa), ma italiani. Mi è capitato spesso in questi giorni di pensare a questa mia affermazione così carica di pregiudizi nei confronti di chi esce dalle solite linee guida del "normale" comportamento e attribuire agli altri eventuali anomalie. Dovrò intraprendere un processo di auto-educazione.
lunedì 19 ottobre 2009
Pubblicità: anima del commercio
Le foto del primo ministro Silvio Berlusconi in compagnia di giovani donne in topless potrebbero presto comparire in Israele come parte di una campagna pubblicitaria tesa a far conoscere alberghi e ristoranti nella zona di Tel Aviv. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, al fotografo Antonello Zappadu, diventato famoso per aver lasciato alla storia le immagini del cav. in mezzo a donne mezze nude (in the company of half-naked female guests) nella sua Villa Certosa in Costa Smeralda, “una importantissima agenzia pubblicitaria” gli avrebbe chiesto i diritti delle foto per la sua campagna promozionale. “Devo ammettere – ha commentato Zapaddu - che il pensiero di Berlusconi e Topolanek nudi sui manifesti di Tel Aviv mi fa sorridere”. Sono curiosa di vedere la campagna pubblicitaria, perché descritta così non sembra molto invitante; ma è risaputo che i pubblicitari ne conoscano una più del diavolo.
venerdì 16 ottobre 2009
Strane abitudini
Ho fatto caso che da un po’ di tempo, non saprei dire di preciso quanto, qui in ufficio le persone sono solite andare in bagno mentre parlano al cellulare. Insomma l’interlocutore telefonico viene messo al corrente, non solo delle informazioni per cui è stata fatta la telefonata, ma anche della produzione fisiologica del momento. E nel caso dall’altra parte del telefono persistessero dubbi sulla natura dei rumori, la telefonata continua anche durante lo sciacquone e, quando c’è, la lavata di mani. Il cellulare ha fatto così superare le ultime remore borghesi del pudore. Non occorre più pronunciare le parole urina, pipì, minzione, piscio, svuotamento della vescica, oggi è possibile ascoltarle in diretta.
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