domenica 30 agosto 2009

E il fermarsi è correre

« Non sapevo che il buio non è nero
Che il giorno non è bianco
Che la luce acceca
E il fermarsi è correre
Ancora
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(Goliarda Sapienza)

Alla fine l’iniziativa proposta da un supermercato di Varese ha evidenziato due aspetti essenziali del paese: il lavoro come un evento aleatorio, e la prima vera modifica al primo articolo della costituzione quello che diceva che L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro trasformandolo in L’Italia bla bla bla fondata sulla fortuna.

Cosa è accaduto? Una catena locale di supermercati ha organizzato una riffa che mette a disposizione una decina i posti di lavori a tempo determinato (ma come si sente spesso dire, se la persona vale e se i profitti aziendali saranno soddisfacenti non è detto che…). Per una spesa infatti di 30 euro, ai clienti viene data una cartolina gratta e vinci che permette ai clienti di essere sorteggiati per un eventuale lavoro tra scaffali e casse. In un paese affamato di lavoro e carente di diritti civili la lotteria per il lavoro mi sembra veramente un brutto scherzo.

martedì 25 agosto 2009

I carcamano

Mentre in questa calda estate si discute su chi siano gli immigrati (delinquenti o persone da aiutare) quali siano i loro diritti (matrimoni, scuole, sanità), mettendo in ordine l’archivio di un vecchio computer ho ritrovato un progetto che avevo preparato qualche anno fa per una mostra fotografica sull’immigrazione: quella italiana in Brasile. Senza troppe modifiche riporto di seguito la breve ricerca storiografica che avevo fatto allora e la “storia” dei carcamano.

Nel 1875 inizia in proporzione rilevante l’immigrazione italiana, soprattutto nello stato di San Paolo, e Genova è il principale porto d’imbarco del flusso migratorio per il Brasile.
La Traversata atlantica è penosa, in molti casi si sviluppano epidemie e non sono inusuali i naufragi – del 1906 è il drammatico naufragio della nave Sirio che provoca 219 vittime -.
La città di Santos è il principale porto d’entrata, una volta sbarcati gli immigrati sono fatti salire sui treni che attraversano il massiccio atlantico fino alla città di San Paolo. Nel centro di San Paolo si ergeva l’Ospitale degli Immigrati, che accoglie provvisoriamente gli immigrati che aspettano di essere smistati nelle fattorie del sud del paese. Il lavoro è duro e coinvolge l’intero gruppo familiare. Le famiglie vivono nelle fattorie, molte volte creando un piccolo villaggio denominato nucleo coloniale, l’obiettivo è di risparmiare per comprare la propria terra nel nuovo paese o per tornare in Italia con più soldi in tasca.
I dati sull'immigrazione in Brasile sono scarsi e spesso contraddittori. I numeri più affidabili sembrano essere quelli dell’Istituto geografico statistico brasiliano, che, fra il 1884 ed il 1939, stima siano entrati nel paese oltre 4 milioni di persone,di questi gli italiani rappresentano il contingente più importante, superando gli stessi portoghesi.
Arrivato per sostituire la manodopera schiava che andava assottigliandosi sempre più in seguito alla legge del Ventre Libero del 1871 (la legge prevede che i figli di madri schiave sarebbero stati liberi, per la completa abolizione della schiavitù bisogna invece aspettare sino al 1888), l'immigrato italiano era considerato, in quanto bianco e cattolico, qualitativamente superiore. Gli immigrati italiani subiscono però condizioni di lavoro e di vita molto difficili dall’indebitamento necessario a pagare il viaggio trans-oceanico alla mentalità schiavista di molti proprietari terrieri (nel 1902 il governo italiano cerca di porre rimedio allo sfruttamento della manodopera in Brasile, proibendo l'emigrazione sussidiata dallo stesso paese sud americano - Decreto Prinetti – ma come si dice la fame non si sazia con un decreto).

Senza la prospettiva di poter abbandonare la condizione di braccianti salariati e divenire piccoli proprietari, molti italiani si trasferiscono in città, dove divengono fruttivendoli, pescivendoli, giornalai, venditori di granaglie, attività, tutte queste, che non richiedono né capitali né competenze particolari. Gli immigrati sfruttano un settore, quello dei servizi, in rapido sviluppo per la crescita della capitale paulista, e nel quale non esiste concorrenza di rilievo. Importante, per i nuovi arrivati, è l'appoggio fornito dalla rete di relazioni con i connazionali e, più specificamente, con i compaesani. La presenza italiana è così forte e visibile da generare rigetto da parte dei brasiliani di alta estrazione. Questa reazione si estrinseca nella diffusione di pregiudizi e stereotipi negativi, sintetizzati nel termine carcamano. Il carcamano (sinonimo di italiano) è infatti il commerciante disonesto, che ruba sul peso della merce "calcando la mano" sul piatto della bilancia per alterarne la misurazione.
Molti dei quartieri di San Paolo sono creati dagli italiani: Bras, Bexiga, Barra Funda, Bom Retiro. Qui si ricostruiscono le comunità paesane, come naturale rete di protezione, ma anche come dei veri e propri ghetti razziali perché gli italiani assumono solo italiani, vivono tra i italiani e si sposano tra italiani dando così vita a una società a classi sociali molto chiuse. Sono testimonianza della massiccia presenza italiana le feste dei santi protettori che identificano, in modo inequivocabile, i luoghi di origine: nel Bexiga la Vergine Acheropita, venerata a Rossano Calabro; nel Bras, San Vito Martire, patrono di Polignano a Mare.

Con l'espansione della città, alcuni riescono a passare dal commercio al dettaglio al ruolo di grossisti. Questo è possibile anche grazie all'abitudine di affidare i propri risparmi ai connazionali di maggior prestigio, determinando così il fenomeno di "accumulazione originaria" che mette a disposizione di alcuni somme molto superiori a quanto non avrebbero potuto altrimenti risparmiare ed investire. Nascono quindi banche la cui attività si regge sulle rimesse degli emigrati verso l'Italia Gli italiani rappresentano la maggioranza della mano d'opera a San Paolo, alcuni creano piccole industrie familiari, altri si dedicano all'import-export. I brasiliani preoccupati però per l’ordine sociale nel paese e per l’economia locale, emanano due leggi per la regolamentazione dei flussi. Nel 1907 è approvata la legge Adolfo Gordo che permette l'espulsione dal Brasile degli stranieri coinvolti in attività sovversive e criminali, mentre nel 1934 la costituzione riserva 2/3 dei posti di lavoro per i brasiliani ed introduce un sistema di quote per l'ingresso degli immigrati nel paese.

domenica 23 agosto 2009

L’ho rifatto

Qualche anno fa imperversava una canzoncina dal titolo I did it again, che può essere tradotto ci sono cascata nuovamente, l’ho rifatto. E io sono ricascata in una situazione che qualche anno fa avrei creduto impensabile e giudicata stupida: mentire sull’età, abbassare gli anni.

La prima volta è capitato quasi due mesi, stavo facendo anticamera ad una conferenza, quando parlando con un collega che aveva scoperto di aver trascorso le vacanze nei posti della mia adolescenza, mi ha chiesto a bruciapelo quanti anni avessi (senza alcun dubbio un gran cafone, perché alle donne da che mondo è mondo non si deve chiedere l’età). D’istinto, facendo un rapido calcolo sulla probabile età del fastidioso postulante, mi sono tolta 4 anni, tanto per fare un numero divisibile per cinque, e soprattutto per non esagerare, perché quando dovessi incontrarlo, mi devo ricordare della balla che gli ho raccontato, secondo l’ambiente è piccolo, e quattro anni in fondo non sono un peccano veniale. Comunque, seppur cafone, si è detto stupito delle mia età e che dimostravo cinque anni in meno; quindi facendo i conti della serva 5+4, 9 anni in meno. Non male.

La seconda volta è stato durante un viaggio in treno; ho diviso lo scompartimento con degli studenti liceali che tornavano da un campeggio, e parlando di viaggi vacanze e università, mi hanno chiesto “ma tu quanti anni hai?” (gli anni a quell’età è semplicemente un numero da 17 a 19, e non un numero da nascondere). Memore del commento del fastidioso postulante mi sono tolta senza vergogna 9 anni. Ovviamente si sono stupiti che potessero esistere persone così grandi con le quali interagire, però ancora di più si sono stupiti dell’età, “perché non pensavo che fossi così grande, avrei detto un paio di anni in meno” (a 17 anni due anni in più o in meno sono una generazione !!!!!).

L’ultima volta è accaduto pochi giorni fa, in realtà avevo iniziato con l’essere sincera, o quasi (mi ero tolta solo 1 anno), ma quando mi sono sentita dire “ma dai, mi prendi in giro” mi sono girate le scatole e così con una faccia di chi la sa lunga e che vuole mettere a dura prova il suo interlocutore, con naturalezza ho tolto gli anni necessari per far diventare il numero divisibile per dieci.

Insomma ci sono caduta ben tre volte, e mi sento in colpa. Però vorrei sapere perché è così importante conoscere l’età delle persone? E soprattutto perché diventa un’informazione sensibile e fastidiosa solo dopo una certa età? Forse la vecchiaia che incombe.

martedì 18 agosto 2009

Sant’Elena

I santi mi stanno abbastanza simpatici, poi ovviamente non si può generalizzare, comunque oggi è sant’Elena e dato che la titolare di questo blog si chiama Elena, mi sembra doveroso spendere due parole.

Subito prima della simpatia verso alcuni santi, viene una mia particolare visione sincretica religiosa-mitologica-magica, per cui a ciascun santo mi viene da associare personaggi mitologici, storici ecc. che ne stravolgono la reale agiografia. E così a sant’Elena associo la figura di Elena di Troia “il suo volto era simile a un’anima immortale” (mica fusaje), Napoleone, perchè trascorse nell'isoletta il suo esilio, e la parola imperatrice (propria della santa).

Penso quindi a una santa bellissima e anche un pò libertina, che fu rapita da un uomo, divenne poi imperatrice acquisendo onore, potere e fama, e infine fu quasi amica di Napoleone.

Tempo di pulizie

Come trascorrere i giorni a cavallo di ferragosto?
Facendo pulizie.

Fare le pulizie aiuta a ricollocare tutto al suo posto, e non solo esternamente. Ripristinare l’ordine materiale delle cose aiuta a disporre le idee e i pensieri secondo categorie prestabilite; gettare via il superfluo o ciò che da anni si ammucchia senza una ragione precisa conferisce coraggio nell’assumere decisioni; pulire e lucidare ha un’azione rigenerante per l’anima.

Ed è proprio pulendo e lucidando che ho scoperto - scoprire forse è un pò forte, perché in realtà non ho avuto alcuna illuminazione mistica o trascendentale ne tanto meno scientifica - ho constatato (questo sì) che lo sporco si vede togliendolo. Cioè se si sporca all’inverosimile un qualcosa, si vedrà solo che è sporco; ma per scoprire quanto il qualcosa sia veramente sporco bisogna pulirlo. Insomma lo sporco, o meglio la sensazione dello sporco, è un levare non un mettere, è un negativo piuttosto che un positivo. Forse questa mia “scoperta” è banale e insignificante, però per me è stata rivelatrice e propositiva, anche perchè a cavallo di ferragosto i più non si mettono a pulire.

giovedì 13 agosto 2009

I tempi cambiano


Ho letto con invidia l’avventura di Sara al centro commerciale, dove tra carrelli della spesa e scaffali traboccanti di ogni bene s’incontrano persone impensabili.

Nello stesso giorno in cui lei è stata a fare la spesa, in un luogo popolare considerato la triste proposta aggregativa della periferia urbana moderna, io per un mezzo lavoro sono dovuta andare in Versilia, una località considerata per nulla popolare e destinata all’aggregazione vacanziera di un pubblico esclusivo. Prima di arrivare all’appuntamento un famoso hotel, mi sono fatta una passeggiata sul lungo mare, che quasi non ricordavo più e odorava di creme solari, profumi freschi e esotici, salsedine, cloro e pesce fritto, e la persona più interessante che ho incontrato è stato il parcheggiatore abusivo con il berretto alla braccio di ferro. Tutti il resto era semplicemente un’imitazione di costantini, briatori, coroni, accompagnati da giovani e meno giovani signore ricoperte di stoffe inguinali ma con tanto di stivali. Perché come dicevano gli antichi i piedi devono stare al caldo.

lunedì 10 agosto 2009

Questioni linguistiche

“Questa estate - ha detto il ministro delle Riforme per il Federalismo, Umberto Bossi, parlando alla festa della Lega - scriveremo la legge per la salvaguardia dei nostri dialetti che dovranno essere insegnati anche nelle scuole”. E forse il suggerimento è stato accolto dal ministro per i Beni Artsitici australiano, Peter Garret, che ha predisposto lo stanziamento di 7,8 milioni di dollari per salvare gli oltre 100 linguaggi indigeni considerati ad alto rischio estinzione. I soldi saranno impiegati per tradurre libri per bambini e realizzare un centro studi dedicato ai linguaggi aborigeni. Per Garrett infatti i linguaggi aborigeni sono una preziosa eredità da tramandare alle future generazioni australiane e per questo è importante che il paese si prenda cura della cultura indigena. In Australia si contano ben 145 tra linguaggi e dialetti e di questi 100 sono considerati a rischio di estinzione perché parlati solo da piccole comunità cioè circa dal 2 per cento della popolazione.

domenica 9 agosto 2009

Double face

Andare all’ipermercato è un’esperienza pregna di interessanti scoperte, in cui si aprono le innumerevoli porte della percezione e non solo.
Andare all’ipermercato una pigra domenica mattina d’agosto vale un viaggio esperienziale, andata e ritorno.

Non che non sia mai entrata in un ipermercato, però in verità il mio fare la spesa si riduce a una corsa ad ostacoli incentivata dagli altoparlanti interni che annunciano insistentemente di avvicinarsi alle casse e l’imminente chiusura del negozio. Così non ho mai le cose che mi servono, ma solo doppioni di cose che non mi serviranno a nulla o che non riuscirei mai a mangiare, e soprattutto non ho mai la possibilità di soffermarmi sulle ultime novità proposte dal mercato.
Così questa mattina mentre passeggiavo con il mio carrello lungo i corridoi dell’ipermercato ho scoperto l’esistenza di carta igienica double face. Ora per quel che ne so io per double face si intende un qualcosa che può essere usato da entrambe le facce. Durante la mia adolescenza erano di moda infatti vestiti, gonne e giacche che poteva essere usati da un verso e da un altro; per una qualche festa ricevetti una sorta di completo sportivo giacca e gonna da una parte verde smeraldo e dall’altro giallo senape, che avrei potuto indossare decidendo di vestirmi tutta giallo senape, tutta verde smeraldo, o alternando sopra di un colore e sotto di un altro e viceversa. Penso che il trauma sia sufficiente quindi per nutrire più di una qualche perplessità su tutto ciò che possa essere double face, e scoprire una carta igienica che automaticamente ho ricollegato al doppio uso dei mie vestiti è stato simile a una seduta d’analisi.

Comunque la funzione double face della carta igienica di questa mattina non si riferisce a un doppio ri-uso, ma a una doppia proprietà della stessa: da una parte morbida, dall’altro ruvido. Ognuno a questo punto rievochi i propri traumi.

venerdì 7 agosto 2009

...dopo il cibo, viene la salute

Al secondo posto, ma di gran lunga di molto dopo il cibo, viene la salute. Cioè il secondo argomento da spiaggia è la salute, o meglio le malattie. Infatti una cosa è parlare di salute un’altra elencare tutti i malanni e le patologie come una lista della spesa, con tanto di commento. Le malattie che colpiscono lo stomaco, l’intestino, la pressione e il colesterolo, sembrano essere quelle che più affliggono i bagnanti. I problemi riguardanti lo stomaco vanno da ulcere di vario genere a problemi digestivi, che impediscono di dormire la notte o di mangiare alcuni alimenti. La pressione invece va da sé o è alta o è bassa, però per quelli che sono afflitti da pressione alta è un discutere di pastiche miracolose da prendere la mattina, mentre quelli con la pressione bassa lamentano stati di spossatezza, fatica cronica, debolezza. Per il colesterolo si va infine dai preparati da supermercati, a impiastri fai da te per arrivare alla solita pillola; ma c’è anche chi ritiene che sia tutta una strategia delle case farmaceutiche e ricordano di lontani parenti che sono morti a 100 anni con il colesterolo a 300.

Ci sono poi quei bagnanti che hanno patologie molto specifiche e sconosciute. In genere si tratta di malattie non troppo gravi ma molto fastidiose, che si risolvono dopo un lungo un peregrinare da vari specialisti, fino a quando un medico illuminato non trova la patologia, che forse neppure esiste, ma che comunque definisce il loro male e può essere così curato.

Passate in rassegna le proprie malattie, si passa a quelle degli altri, vicini, colleghi, parenti ma soprattutto si disquisisce sulla sorte di quelle persone che negli scorsi anni avevano frequentato la spiaggia ma qualche tempo non si vedono. E dalla malattia si arriva sul far de solleone a un altro argomento…chissà che fine ha fatto?

giovedì 6 agosto 2009

Cibi da spiaggia


Non c’è argomento che tenga; alla faccia del colesterolo, dei trigliceridi, delle diete per affrontare la prova bikini, o della flessione del 4,4 per cento del fatturato nei supermercati a giugno, gli italiani in spiaggia parlano solo o per la gran parte di cibo. Dalla sagra dei muscoli (che da queste parti indicano i mitili) a quella del tordello, dalla cena sotto l’ombrellone a casa dei vicini, alla grigliata di casa propria, dal ristorante consigliato dalla signora che affitta casa, al ristorante di nicchia. Al mare, lontano dai problemi del capoufficio stronzo, del parcheggio, dei figli che non hanno voglia di fare nulla, gli italiani diventano tutti dei fini gourmet e forse è per questo che la televisione propone così tanti programmi dove insegnano a cucinare o dove si sfidano aspiranti cuochi.

Insomma un sorta di dimmi a che spiaggia vai ti dirò cosa mangi. Ieri mattina, ho avuto l’esperienza di ascoltare tutti le eventuali preparazioni per i pranzi, le cene e le merende per bambini da sei mesi a 8 anni. Pappe, omogeneizzati casalinghi, succhi di frutta preparati secondo le ricette di donna e mamma, polpettine di pesce e verdure, tante varietà di paste, o meglio paste speciali che ho scoperto cuociono solo in 4 minuti, informazione da tenere a mente per frenare i miei attacchi di fame da dinosauro che mi porta a svuotare il frigo e la dispensa da tutto ciò che si può divorare immediatamente mentre aspetto che l’acqua inizi a bollire e la pasta si cuocia. Il menù in queste spiagge è ovviamente corredato da notizie e informazioni su pannoloni e loro eventuali proprietà di tenuta, quindi alla fin fine in questi casi si va sempre a parlare del destino ultimo dei vari cibi che le mamme con tanto amore hanno preparato ai loro pargoletti.

Questa mattina invece la spiaggia era frequentata da novelli pensionati, che nella loro nuova libertà hanno ritrovato una specie di seconda giovinezza che li porta a scorazzare da una sagra paesana al ristorante dallo zozzone. I racconti sulle esperienze gastronomiche della serata, sempre pantagrueliche, sono accompagnati da dibattito sull’eventualità di usare l’aglio per insaporire una determinata pietanza, o da rielaborazioni di ricette che hanno assaggiato in diverse varianti ma mai come quella mangiata nel 1973 in quel ristorante sull’appennino gestito da quella coppia che si era ritirata tra le colline dopo una vita in città. All’ora del cappuccino, il rappresentate di ogni nucleo familiare, quello più ferrato di fornelli, un po’ come nelle riunioni di auto-aiuto, propone il menù previsto per l’ora di pranzo, fagioli con le cotiche, cima ripiena, fettine panate, tutti però da mangiare rigorosamente freddi perché con questo caldo vanno giù meglio.

È quasi l’ora di pranzo, la spiaggia si popola di trenta-quarantenni che passano la pausa pranzo al mare o che lavorano part time, aprendo le loro borse frigo iniziano a discutere di calorie e proprietà nutritive di insalate verdi ma un po’ appassite dal sole, di paste in bianco condite con un filo d’olio e verdure crude, che aumentano il transito intestinale, saziano e non fanno ingrassare, di yogurt che sotto il sole sembrano evaporare, o di frutta mangiata solo per le sue qualità: la pesca sgonfia, l’albicocca abbronza, il melone spiana le rughe, l’ananas asciuga, il cocco favorisce la funzione dell’intestino.

Mi alzo, scuoto l’asciugamano, vorrei andare a fare il bagno ma ho l’impressione di aver mangiato troppo, quanto dovrò aspettare prima di digerire tutto questo cibo?

mercoledì 5 agosto 2009

Tonno, sono sempre i migliori ad andarsene


Mi è capitato qualche giorno fa di intravedere la nuova pubblicità del tonno quello con la scatoletta giallo e blu e il profilo di un tipo al timone che sembra lo stesso che vende anche i bastoncini di pesce, in un primo momento ho pensato che ci fosse stata un’interferenza sul canale che stavo guardando, poi ho creduto che fosse la pubblicità di qualche nuovo spettacolo comico, quindi che un’azienda concorrente avesse realizzato una campagna diffamatoria nei confronti del tonno, quello con la scatoletta giallo e blu e il profilo di un tipo al timone che sembra lo stesso che vende anche i bastoncini di pesce. Invece no, dei creativi, uno staff di menti geniali ha ritenuto che gli italiani medi fossero invogliati a gustare nell’insalata di riso o nel tramezzino, un prodotto il cui messaggio parlasse di morte: sono sempre i migliori ad andarsene.

Facendo qualche ricerca ho scoperto che per tutta l’estate la televisione italiana nel piccolo spazio pubblicità potrà assistere le avventure di un pirata “armato di fascino cinismo e appeal”. Obiettivo della nuova comunicazione del tonno, quello con la scatoletta giallo e blu e il profilo di un tipo al timone che sembra lo stesso che vende anche i bastoncini di pesce “è quello di emozionare il consumatore sottolineando i valori qualitativi legati al prodotto. Ed è proprio il protagonista degli spot, con la sua travolgente personalità e il suo humor surreale, a trasmetterne l'unicità in una particolare degustazione che avviene nel primo episodio della saga dal titolo Cena”. Fascino e appeal? Emozionare? Travolgente personalità? In tempi come questi forse il consumatore avrebbe bisogno di essere rassicurato, e non preso a pugni nello stomaco anche per una stupida pubblicità, soprattutto quando si tratta di tonno, quello con la scatoletta giallo e blu e il profilo di un tipo al timone che sembra lo stesso che vende anche i bastoncini di pesce.

Lo spot per la cronaca è stato girato sul mar nero ed è articolato in vari episodi, andrà in onda per tutto agosto (menomale perché non so se avrei retto a tutte queste emozioni al rientro dalle vacanze), 500 passaggi saranno programmati sulle reti rai, mediaset, e la sette, mentre 4000 saranno i passaggi su 47 emittenti della piattaforma satellitare. Il valore della campagna televisiva si attesta sui 2 milioni di euro. Il responsabile marketing del tonno, quello con la scatoletta giallo e blu e il profilo di un tipo al timone che sembra lo stesso che vende anche i bastoncini di pesce ha detto che “attraverso il nuovo capitano, vogliamo portare al consumatore, in modo originale ed ironico, un messaggio importante che si lega alla tradizione fatta di attenzione per il prodotto e per le sue caratteristiche qualitative”. Speriamo non sia uno dei migliori responsabili makerting aziendali.

Rinviato il processo a Lubna


E’ stato rinviato al prossimo 7 settembre il processo a Lubna Ahmed al Hussein (la giornalista sudanese colpevole di aver portato i pantaloni). Lubna Ahmed al Hussein, in quanto collaboratrice della missione delle Nazioni Unite in Sudan avrebbe avuto diritto all'immunità, privilegio cui tuttavia ha rinunciato perchè vuole combattere per la sua innocenza e dimostrare come ogni legge del Sudan umili e limiti la libertà delle donne. Intanto nel paese qualcosa si sta muovendo: Lubna ha delle sostenitrici (foto), forse un centinaio, che il giorno dell'udienza si erano radunate davanti al tribunale di Khartoum, e che sono state allontanate con gas lacrimogeni da poliziotti in tenuta antisommossa e visibilmente armati di bastoni.

martedì 4 agosto 2009

Esodo



Agosto, andiamo. E’ tempo di partenze
Ora in terra d’Italia o miei lavoratori
lascian le città e vanno verso il mare
scendono all’…..

Fine luglio inizio agosto le città italiane si svuotano (sabato scorso per fare colazione ho dovuto girare ben 4 bar) tutti partono per le vacanze. Non che agosto sia il mese preferito dagli italiani per le vacanze, tutto infatti lamentano che gli alberghi sono più costosi, le giornate sono già molto più corte rispetto a giugno, e il traffico che si è sopportato nei mesi invernali si riversa tutto insieme sulle strade e sugli altri mezzi di trasporti per le vacanze. Agosto è semplicemente il mese delle vacanze coercitive. Comunque andando oltre queste riflessioni sociali per passare al concreto se non personale, domenica (2 agosto) anch’io mi sono messa in viaggio, in treno.

Sono arrivata a termini di buon ora, calcolando i tempi degli spostamenti con il cronometro, (casa-metropolitana 5 minuti, attesa metropolitana giorni festivi 6-8 minuti, fermata metropolitana-termini 20 minuti, binario della metropolitana binario ferroviario 10 minuti), ma già sul tabellone degli arrivi e partenze sono preannunciati 20 minuti di ritardo, che aumenta a 30 quindi 40 e per finire 50. Un treno strapieno che non da segno di svuotarsi nè a termini né a nessuna delle successive stazioni arriva quindi puntuale con 50 minuti di ritardo. Strapieno, molti dei posti a sedere sono stati venduti anche a tre diverse passeggeri, costringendoli a turni di riposo di soli 20 minuti; sporco, le ferrovie dello stato si scusano a tutti gli altoparlanti, quelli interni al treno e quelli esterni delle stazioni che attraversa, che per qualche indubbio e poco chiaro motivo non è possibile fornire un servizio di pulizia adeguato; e in ritardo, gli orologi delle ferrovie dello stato fanno sicuramente rifermento a un fuso orario diverso da quello di Greenwich, perché per tutti il ritardo sfiorava l’ora e mezzo, per ferrovie dello stato solo un’ora; comunque strapieno, sporco e in ritardo (ma non avevo già scritto l’ultima volta che ho preso un treno questi aggettivi) il treno attraverso con il suo carico umano 400 chilometri d’Italia da sud a nord.

Come diceva Totò, arrivata dove dovevo arrivare, mi sono presentata allo sportello di ferrovie dello stato per sapere come ottenere il chimerico rimborso del supplemento sul biglietto dopo i trenta minuti di ritardo: ferrovie dello stato, prima di corrispondere il rimborso – mi è stato risposto – deve prima valutare se il ritardo di domenica sia effettivamente imputabile a responsabilità dell’azienda, in caso il ritardo dipendesse da cause esterne non dipendenti dall’azienda (tipo trasmutazione dell’acqua in sangue, invasione di rane, zanzare, mosconi e cavallette, ulcere su animali e uomini, grandine, tenebre o morte dei primogeniti – l’antico testamento, proprio nell’esodo, elenca una serie di inconvenienti che negli esodi a venire avrebbero imperversato sull’umanità del futuro) nessun rimborso.

lunedì 3 agosto 2009

Censura


A proposito del dire o non dire, venerdì in chiusura di giornale, in chiusura di una settimana afosa e sopratutta in vista della chiusura estiva (sotto alla scrivania avevo telo da mare e ciabattine che scalpitavano) ho avuto un articolo in stand by, al vaglio di una decisione: pubblicare o non pubblicare. Non che fosse un pezzo da gola profonda o water gate, però era a mio giudizio un pezzo interessante di retroscena politica. La sera precedente in via quasi formale avevo avuto delle notizie in merito al malcontento della corrente siciliana del pdl, alle manovre di alcuni politici isolani e a una cena di ricitura. Così venerdì mattina rimuginando cosa poter scrivere e cosa no, ho chiesto al direttore se potevo prepare un pezzo sul partito del sud con le informazioni che avevo. La risposta molto sibillina, ma i direttori in questi casi sono sibillini solo quando devono farti i cazziatoni diventano espliciti, è stata “vediamo, ma stai attenta con i nomi”. Certo i nomi, però descrivere una vicenda che ruota intorno a personaggi e nomi è un’impresa ardua anche perché i lettori devono capire di chi si sta parlando, avere dei riferimenti velati ma chiari, altrimenti pensano a una farsa a una storia di fantascienza.

L’articolo ha stuzzicato l’interesse del caporedattore, che l’ha definito gustoso e interessante (ed ha leggermente cambiato un suo pezzo sulla base del gioco delle alleanze e delle amicizie che ne veniva fuori); ma ha messo subito le mani davanti dicendo che non si sarebbe preso la responsabilità di pubblicarlo, e che attendeva ordini dall’alto. Il direttore ha letto il pezzo, fatto qualche modifica, riletto, tolto qualche modifica, alla fine mi ha guardato negli occhi e mi ha detto NO. Il perché? Meglio non pestare i calli a persone che potrebbe agevolare o intralciare il lavoro della redazione. Pazienza.

Il mio blog ha un peso pari a quello di una piuma, di conseguenza non può pestare calli ad alcuno, e sopratutto non è lavoro, nel senso che non devo rendere conto a nessuno, ho pensato così di ripescare il pezzo e pubblicarlo, a partire dal titolo che mi era sembrato anche appropriato.


Questione meridionale, una cena riparatrice

Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, ieri sera ad una cena di lavoro in cui sedevano il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianfranco Miccichè, e una quarantina di parlamentari siciliani ha affrontato personalmente la questione meridionale esplosa mediaticamente e cannoneggiata dai giornali durante tutta la settimana. Secondo fonti del ..… l’iter della vicenda sarebbe però un po’ diverso da quanto descritto dalla stampa, a partire dalle accuse mosse da Miccicchè al premier di divorare ciò che ha generato (il famoso Conte Ugolino). Lo scorso venerdì, infatti, Berlusconi ha avuto un incontro riservato con un senatore del Pdl, suo fedelissimo (uomo Fininvest in Sicilia), sponsor di Miccichè e da molti ritenuto l’eminenza grigia del centro destra nell’isola. Il senatore avrebbe informato Berlusconi di una “manovra siciliana”, in cui un’importante carica istituzionale, non meridionale, avrebbe fatto leva sul malcontento di un ministro e sull’amicizia con attivi amministratori locali, tutti siciliani, per fare esplodere una “questione meridionale” in chiave antitremontiana, che avrebbe dato luogo ad una scissione nord sud all’interno della maggioranza, e ovviamente ad un indebolimento della stessa. Il fedelissimo senatore provvidenzialmente informato della strategia e del piano di mettere in difficoltà il governo nella fiducia di venerdì ne ha dato conto a Berlusconi, che peraltro ha avuto prova dei fatti proprio dai risultati di una fiducia passata con solo 279 contro i 310 voti abituali. La cena riparatrice di ieri sera, oltre ad appianare la cosiddetta questione meridionale con lo sblocco immediato dei 4 miliardi di fondi Fas, la creazione di una cabina di regia e di una banca del sud per la gestione e amministrazione dei fondi, è servita quindi a rinsaldare la fiducia tra Berlusconi e la componente di senatori e parlamentari, che ruotano intorno a Miccichè, e scongiurare manovre eversive nella maggioranza.