giovedì 29 maggio 2008

Arrivi e partenze

Ho scritto, essemmessato, detto più o meno a tutte le persone che in questo periodo hanno percepito una mia latitanza, che questi sono giorni di fuoco. Di fuoco!?, che cazzata. Però in certi momenti è facile cadere nel banale. Forse ho associato un mio stato d’essere più movimentato a un caldo improvviso, e per crasi sono venuti fuori i giorni di fuoco.

Ieri ho dato le dimissioni volontarie, così si chiamano da gennaio 2008, dall’attuale posto di lavoro, per iniziarne uno nuovo, bla, bla, bla, bla. Ovviamente l’ambiente è piccolo e la gente mormora e in capo a 15 minuti tutti sapevano delle tre firme apposte sul modulo di dimissioni. E così è iniziato, un lento e costante pellegrinaggio nell’ufficio, ognuno a portare un suo piccolo contributo; un pò come si fa sulla salma del caro estinto: “era proprio una cara persona!”, “sono sempre i migliori ad andarsene per primi”.

Comunque, premesso che lo zoccolo duro, gli zappatisti, il movimento sin terra, sapevano della cosa in anteprima, ho metodicamente preso nota delle banalità regalatemi prima della mia partenza:
“ si chiude una porta si apre un portone” – non è che vado a lavorare in una falegnameria
“ mi dispiace, ma sono felice per te” – aspetta, aspetta, in tre anni mi hai salutato 10 volte
“ chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma….” – un ottimismo che incoraggia
“ ritornerai” – minaccia?, affermazione?, mai tornare indietro neanche per prendere la rincorsa
“ e dov’è che andresti?” - acida
“ sai quanto ti ho sempre stimato, mi raccomando se trovi qualcosa adatto a me, contattami”
“ sulla carta i lavori sembrano sempre migliori, poi bisogna scontrarsi con la realtà” – parente dell’ottimista di qualche riga sopra
“ ah, sì” – tipo di poche parole
“ ma è da tanto che stavi cercando?”
“ e perché non mi hai detto nulla?” – mania di onnipotenza

L’intensità del momento non può che concludersi con “niente fiori solo opere di bene”.

venerdì 23 maggio 2008

Compra – vendita


Tutto è iniziato con un apprezzamento alla mia dimora;

“Certo, pago un affitto di tutto rispetto”

“Sì, però l’appartamento è spazioso e luminoso”

“Diciamo che lo spazioso dipende molto anche dal fatto che ci pochissimi mobili, gli indispensabili, ma mi piace così”

“E non hai pensato di comprarlo”

Avrei anche pensato di comprarlo, ma come?

I prezzi delle case sono impossibili, e un mutuo, sarebbe eccessivamente vincolante e impegnativo.

Avevo pensato di mettere in vendita qualcosa: la mia bicicletta, valore di mercato 30 euro (ha più di 20 anni, benportati si intende); il motorino, comprato usato 1 mese fa per 600 euro; qualche anello, ma ne ho solo che un paio, anche qui non va meglio.

Qualche organo?

Un rene?, no, troppo impegnativo; gli ovuli?, giuro, che ero andata a cercare su internet quanto li pagavano. I prezzi erano in sterline quindi avrei guadagnato anche con il cambio. Ma quanti ovuli avrei dovuto fare prima di poter avere una somma sonante? In un incubo mi sono vista come le galline di Chicken Run, chiusa in un pollaio a sforzarmi di fare uova.

Puntiamo in alto.
L’anima?

Una volta, era merce ricercata, aveva un valore importante, e le quotazioni non erano malaccio.

Oggi, sarà per la crisi dei mutui americani, sarà per la recessione, sarà che tra qualche anno dovremmo pagare, non ho capito bene quale multe all’Europa, anche l’anima ha perso il suo valore, subisce l’inflazione.

mercoledì 21 maggio 2008

Woman in change


A volte, per giorni che diventano mesi, non succede nulla. Calma piatta e vento di bonaccia, rendono la navigazione quotidiana tranquillamente noiosa. Poi all’improvviso, il vento cambia, si scompigliano i capelli, le onde si increspano, il boma tira e si decide di cambiare rotta. All’improvviso.

Ma di questa storia racconterò gli sviluppi più avanti, fra qualche giorno, quando avrò il controllo del mio guscio di noce in mezzo al mare, che per un tratto ho scambiato per una barca.

* *

Sottotitolo

Carriere

Gli eventi della vita, portano a improvvisi e inimmaginabili scenari.

Venditti si chiedeva, e con lui un po’tutti, come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati. Domanda alla quale, credo nessuno, sia riuscito a fornire una risposta razionale, e tanto meno capace di spiegare gli sviluppi e le implicazioni che ne conseguono.

Forse, l’ho già scritto da qualche parte, al mio paesino, la moglie del medico condotto, ossia del dottore, diventò dopo il matrimonio, per frequentazione, la dottoressa; capace anche di consigliare rimedi per patologie come il mal di pancia, l’herpes, e nevralgie varie. Rimedi alla portata di tutti, che però consigliati dalla dottoressa avevano un loro peso.

Ora, dalla segretaria che impalma l’avvocato, la società si è evoluta parecchio, siamo stati invasi da veline e calciatori, sciò girl e imprenditori, prezzemoline e politici, passando attraverso le tipologie sociali che hanno contrassegnato i passaggi storici del paese.

Quello che invece mi era sfuggito nell’ambito del paese, con il dottore e la dottoressa, è la dote del parentado: per osmosi i parenti della dottoressa diventano tutti dottori, i parenti della segretaria tutti avvocati, i parenti delle veline, sciò girl, prezzemoline, diventano tutti consulenti, imprenditori, o qual si voglia funzione, rampanti!

E così, mi è capitato negli ultimi tempi, di vedere girarsi negli uffici, un nuovo personaggio blu vestito e rosso incravattato, con spavalderia e arroganza tipica dei nuovi, e con la faccia da bravo ragazzo però “tu non sai chi sono io”, chiedere “ma non sono ancora arrivati i giornali?” , entrare negli uffici di quelli che contano annunciato da profondi inchini e sorrisi, dare a tutta la plebe un amichevole tu, come si fa con i lavavetri e il parcheggiatore abusivo.

Il cognome avrebbe dovuto suggerirmi qualcosa, ma sono una che viene dal paese, con il dottore e la dottoressa figli unici e a loro volta senza figli, quindi ho l’ingenuità di credere che i cognomi, il 99% delle volte, siano solo casi di omonimia. Lunedì mattina, giorno propizio alle confessioni, avvicino la segretaria per avere alcune informazioni generali, il numero di fax del nuovo ufficio, il calendario della settimana, varie ed eventuali, e :“scusa, ma chi è il tipo che si aggira in questi giorni?”

“Ma come non lo sai ancora? È il fratello della moglie di un noto politico, con carica istituzionale, che è diventato un nostro consulente. Dicono che sia molto preparato, spregiudicato e rampante. E si è fatto dal niente”.

Certo, ha pensato a tutto la sorella.

…ma come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati….

venerdì 16 maggio 2008

Qui, quo, qua (qui pro quo)

La soluzione più semplice per ottenere un’informazione immediata, seppur approssimativa ma questa è un’altra questione, è cercare su internet.

Dubbio su un termine.

Esiste un plurale?

È sufficiente aggiungere la solita s finale?

Uno, due, tre, il termine dubbioso è su google.

Fiche.

Primo risultato: fiche vogliose, ma qual è il collegamento tra sostantivo e aggettivo?

Successivo risultato: video di fiche, video con le fiche?

Controllo.

Rapida occhiata d’insieme: "si consiglia anche di cercare ragazze e tope".

Oh, oh.


Gettone, nel contesto, andrà più che bene.

mercoledì 14 maggio 2008

Consigli utili

L’andamento climatico, con le sue mutazioni, sicuramente, sono in grado di suscitare interesse; tanto da decidere, una piovosa e fredda sera di maggio, di fare la coraggiosa e preferire a una calda cena, un quasi digiuno, per andare ad assistere a una conferenza sui mutamenti climatici e relative correlazioni antropiche.

La scelta, già da subito, ancor prima di partire da casa, preannunciava un errore di valutazione: meglio la cena.

E infatti, l’esordio ha confermato i miei presagi: una lenta, lunga, tecnica, e quasi incomprensibile (l’incomprensione dipendeva esclusivamente dal volume della voce, di molto inferiore alla soglia dell’udibile) lettura monocorde di una relazione noiosissima.

E’ stata duro, visto anche l’orario particolarmente propizio al sonno, rimanere con gli occhi aperti, ma con qualche piccolo stratagemma, ho evitato, profondamente addormentata, di cadere dalla sedia, come Jack Nicholson nel film Le Streghe di Eastwick.

Ho ascoltato i pettegolezzi delle signore sedute nella fila dietro. In tutte le conferenze, c’è la coppia di amiche che si danno appuntamento, non tanto per ascoltare la relazione, ma per raccontarsi gli ultimi avvenimenti della settimana. Se poi la coppia di amiche è anche un po’ sorda, e quindi il tono della voce è più alto di quello del relatore, una buona mezz’ora di fatti degli altri è assicurata. Peccato non poter dare un volto a tutti i nomi tirati in ballo.

Ho giocato con i giochi del telefonino. Anche il mio telefonino che è un modello base, che più base non si può, mette a disposizione dei pochi sfigati che lo posseggono almeno un paio di giochi. Manca Tetris, però altri 20 minuti sono andati, oltre c’è il rischio di addormentarsi sul cellulare.

Ho guardato le facce e le espressioni degli altri astanti convenuti a sì tanto fortunato incontro. Ed è forse il momento più alto della serata, perché prima o poi, capita di vedere teste ciondolanti o sul petto o sulla spalla, o alcune di quelle piccole operazioni per le quali non si trova mai il tempo: estirparsi i peli del naso, controllare lo stato delle secrezioni auricolari, togliere il dippiù da sotto le unghie, crivellare il cuoio capelluto in cerca di piccoli tesori da tirare qua e là in giro per la stanza. Stiamo parlando di altri 40 minuti passati allegramente.

Last but not least, ho messo a posto la borsa e l’agenda, cancellando le cose fatte o quelle inutili, appallottolando, quanto mi piace appallottolare, biglietti usati, volantini accumulati, e altre forme di carta che si annidano nelle borse.

Certo, non saprò mai se il pianeta tende a un riscaldamento complessivo, e se la situazione degli aerosol nell’aria è a livelli di guardia, ma oggi la mia borsa è ordinatissima.

martedì 13 maggio 2008

Codici

Una porta chiusa, nel codice della comunicazione non verbale, significa che l’ingresso oltre quella porta è interdetto. Per poter accedere oltre è necessario bussare, chiedere permesso, e attendere che il permesso sia accordato. Qualsiasi altro comportamento annulla il significato della porta stessa, rendendo completamente inutile la costruzione e l’acquisto di porte, nonché la messa in opera.

Ora, mi si spieghi perché determinate persone, stimando il loro comportamento amichevole e divertente, aprano la porta del mio ufficio con lo stesso impeto di una giornata di tramontana, rendendo labile l’ordine sparso dei fogli sulla mia scrivania.

Una porta chiusa di un bagno pubblico, nel codice della comunicazione non verbale, significa che l’ingresso oltre quella porta è interdetto, semplicemente perché il bagno è occupato, ossia è usato da qualcuno. Non è possibile accedere oltre, e non ha alcun senso bussare alla porta, perché nessuno accorderà il proprio permesso mentre sta espletando un intimo bisogno fisiologico.

Ora, mi si spieghi perché quando vado in bagno, mentre sono intenta a eliminare ogni ristagno idrico dal mio corpo, qualcuna bussi alla porta. Cosa si aspetta che risponda? Ma prego, entra pure, volevo proprio organizzare una festa in questo locus amoenus.

lunedì 12 maggio 2008

Si ricomincia

Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l'aere sanza stelle,
per ch'io al cominciar ne lagrimai.

giovedì 8 maggio 2008

Comunicazione interattiva

Cosa rimane dopo una giornata-forum sulla comunicazione interattiva, oltre ai postumi di un ricco buffet?

- il desiderio di amputare le mani del prossimo deficienti che abbassa e piega ritmicamente l’indice e il medio per virgolettare una qualsiasi parola.

- l’esigenza di eliminare da ogni vocabolario della lingua italiana la parola QUANTALTRO.

- la necessità di vietare, in maniera drastica, i corsi di pubblic speaking (creano solo tanti piccoli cloni, con identica intonazione, identica postura, identiche espressioni, identiche battute idiote).

- l’idea di imporre l’uso dell’italiano e pubblicare su tutti gli organi di stampa, al limite su tutti i media ma non MIDIA, una lista di parole proibite: click through, branding, branch, case history, keywords, partneship, players ecc.

- il capriccio di rendere punibili per legge tutti i concetti vuoti ma pieni di fonemi altisonanti.

- il sogno di impedire l’uso di palmari e ipod in luoghi pubblici (a proposito di palmari non potete immaginare quante cose sono possibili fare con il pennino durante un forum: pulizia dentale, pulizia del canale auricolare, ispezioni nasali).

lunedì 5 maggio 2008

Questioni di rispetto…


Ogni inizio di settimana porta con se, quelle due o tre cose che quotidianamente mi mandano in bestia, ma che sembrano inevitabili.

La prima, è il maschilismo imperante sul posto di lavoro, con discorsi pieni di doppi sensi a sfondo sessuale. Che se fai finta di nulla, sembri scema o emula di claudia koll colpita da improvvise visioni mistiche, che se rispondi o sono doppi sensi, per loro, incomprensibili, o se i doppi sensi sono a livello da caserma, passi per la zoccolona dell’ufficio. Però, sinceramente, mi sono stancata tutte le volte sentirmi rispondere come soluzione a qualsiasi problema “con pazienza e vasellina…”. Basta!

La seconda, è una abitudine fastidiosa e umidiccia del collega con il quale devo lavorare gomito a gomito, che si lecca le dita prima di sfogliare qualsiasi pagina cartacea (per la verità ho cercato di farglielo notare con un po’ di tatto, ma assuefatto forse da abbondante uso di vasellina, il tatto sembra non essere commisurato alla necessità). E quando sono costretta a consultare gli stessi documenti non so mai dove posizionare le mie dita.


E pensare che sarebbe sufficiente solo un po’ di rispetto…

venerdì 2 maggio 2008

Segreti e bugie


L’idea che sembra star dietro alla mossa di Visco è quella di un controllo sociale dal basso, di utilizzare un sistema circolare di gogna per generare riprovazione nei confronti degli evasori totali o parziali. Ma siamo veramente sicuri che tutto ciò aiuti l’efficacia delle politiche pubbliche di recupero fiscale? Pensa davvero il ministro Visco che il voyeurismo web per individuare quanto guadagna il dentista del piano di sopra o il dirigente d’azienda che-ha-appena-comprato-l’attico-che-volevamo-noi porti a una crescita dell’etica pubblica? O non al contrario all’incremento dell’invidia sociale e all’emulazione di comportamenti viziosi?

Peccato non aver fatto in tempo. A dare un’occhiata veloce ai redditi pubblicati on line.

La prospettiva di vedere le carte in tavola, sembra aver suscitato tanta indignazione, anche da parte di quella classe media che lamenta la difficoltà ad arrivare a fine mese (e qui mi sfugge il motivo dell’indignazione).

La mia unica preoccupazione, se così si può dire, è la vergogna. Perché in una società basata quasi esclusivamente sul profitto, il mio stipendio, quindi il mio valore, è veramente basso. Di contro, invece, sono molto orgogliosa di far sapere che con il mio misero stipendio, riesco, certo con diverse rinunce, a vivere con dignità.

Divulgare questo tipo di informazione è uno degli aspetti civili che questo paese omertoso e reverente dovrebbe adottare, alla faccia delle perplessità espresse da tanti giornalisti, una per tutte quella di Dario Di Vico sul Corriere della Sera, che ho riportato in apertura di questo post.

Certo ognuno ha il proprio metro di giudizio, il Di Vico si preoccupa di sapere quanto guadagna il dirigente che gli ha soffiato l’attico tanto desiderato, altri si chiedono come sia possibile così tanta disparità nelle retribuzioni.