L’andamento climatico, con le sue mutazioni, sicuramente, sono in grado di suscitare interesse; tanto da decidere, una piovosa e fredda sera di maggio, di fare la coraggiosa e preferire a una calda cena, un quasi digiuno, per andare ad assistere a una conferenza sui mutamenti climatici e relative correlazioni antropiche.
La scelta, già da subito, ancor prima di partire da casa, preannunciava un errore di valutazione: meglio la cena.
E infatti, l’esordio ha confermato i miei presagi: una lenta, lunga, tecnica, e quasi incomprensibile (l’incomprensione dipendeva esclusivamente dal volume della voce, di molto inferiore alla soglia dell’udibile) lettura monocorde di una relazione noiosissima.
E’ stata duro, visto anche l’orario particolarmente propizio al sonno, rimanere con gli occhi aperti, ma con qualche piccolo stratagemma, ho evitato, profondamente addormentata, di cadere dalla sedia, come Jack Nicholson nel film Le Streghe di Eastwick.
Ho ascoltato i pettegolezzi delle signore sedute nella fila dietro. In tutte le conferenze, c’è la coppia di amiche che si danno appuntamento, non tanto per ascoltare la relazione, ma per raccontarsi gli ultimi avvenimenti della settimana. Se poi la coppia di amiche è anche un po’ sorda, e quindi il tono della voce è più alto di quello del relatore, una buona mezz’ora di fatti degli altri è assicurata. Peccato non poter dare un volto a tutti i nomi tirati in ballo.
Ho giocato con i giochi del telefonino. Anche il mio telefonino che è un modello base, che più base non si può, mette a disposizione dei pochi sfigati che lo posseggono almeno un paio di giochi. Manca Tetris, però altri 20 minuti sono andati, oltre c’è il rischio di addormentarsi sul cellulare.
Ho guardato le facce e le espressioni degli altri astanti convenuti a sì tanto fortunato incontro. Ed è forse il momento più alto della serata, perché prima o poi, capita di vedere teste ciondolanti o sul petto o sulla spalla, o alcune di quelle piccole operazioni per le quali non si trova mai il tempo: estirparsi i peli del naso, controllare lo stato delle secrezioni auricolari, togliere il dippiù da sotto le unghie, crivellare il cuoio capelluto in cerca di piccoli tesori da tirare qua e là in giro per la stanza. Stiamo parlando di altri 40 minuti passati allegramente.
Last but not least, ho messo a posto la borsa e l’agenda, cancellando le cose fatte o quelle inutili, appallottolando, quanto mi piace appallottolare, biglietti usati, volantini accumulati, e altre forme di carta che si annidano nelle borse.
Certo, non saprò mai se il pianeta tende a un riscaldamento complessivo, e se la situazione degli aerosol nell’aria è a livelli di guardia, ma oggi la mia borsa è ordinatissima.
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