martedì 29 aprile 2008

Risultati

Non è una critica personale ne tanto meno classista, ma dopo giorni e giorni di cineforum post elettorale, ho le orecchie stanche.

Ieri sera, con lo spoglio delle ultime elezioni, spero di aver assistito all’ultima tribuna elettorale de noantri; mi si para davanti uno dei tanti responsabili che sventolando un foglio con le percentuali non definitive del voto, e con sguardo compiaciuto, mi incalza:

“Hai visto, la percentuale di vittoria sta aumentando SPORADICAMENTE”.

“Eh sì, una crescita davvero sporadica”, constatazione esponenziale.

domenica 27 aprile 2008

Similitudine


A proposito di mezzi pubblici, fare un viaggio con trenitalia è come fare una fotografia dell’italia: lenta, sporca e in ritardo.

sabato 26 aprile 2008

Quanto sono sicuri i mezzi pubblici?

Per tutte le volte che mi sono sentita dire: “prendi l’autobus che è più sicuro”, “vai con la metro così non hai problemi”…
finalmente, si fa per dire, io le mie convinzioni le avevo da prima, sono in possesso della prova provante che i mezzi pubblici non sono così sicuri.
Qualche sera fa, in una fresca serata primaverile, la metropolitana, che passa con ritmi imponderabili e aleatori, era di una pienezza quasi sopportabile, ma sfortunatamente affollata da tanti maniaci di lap dance. Il maniaco di lap dance si riconosce facilmente, perchè un qualsiasi palo verticale provoca in lui l’irresistibile impulso e desiderio di possederlo, di appiccicarsi, di tenerlo stretto tra le mani, di non mollare la presa, di comprimere il proprio corpo sul duro metallo; e sulla metro i maniaci di lap dance hanno il vezzo di ammucchiarsi davanti alle porte (dove guarda caso sono posizionati i pali) anche se devono scendere al capolinea, l’abitudine di non spostarsi neanche se li si prende a pugni sullo stomaco, la capacità di diventare talmente rigidi e immobili da chiedersi come sia possibile: meditazione, assunzione di farmaci, predisposizione personale.
Comunque, qualche sera fa, tra questi lap dancers di pietra cercavo tra un “permesso dovrei scendere” “scusi scendo alla prossima” dei piccoli pertugi dove fare passare prima un braccio poi la gamba, quindi il tronco, e nell’ordine l’altro braccio e l’altra gamba.
Con esercizi mirati di respirazione e esperienze di trasmutazione della materia riesco a raggiungere l’uscita nel momento dell’apertura della porta, sottovalutando, errore imperdonabile, lo zoccolo duro, la fanteria d'assalto, la linea Maginot dei lap dancers. Mi appiattisco ulteriormente, cerco di scomparire per poi ricomparire, una seconda uscita dall’utero materno, ecco sono fuori!! Sì, ma fuori dove?
Il piede non trova una superficie di appoggio e scivola nel vuoto, ovviamente la gamba, non poteva fare altrimenti, lo segue nel suo scendere verso un'altra dimensione, la quarta dimensione della linea sotterranea.
Il primo pensiero è stato che in quella strana posizione, una gamba sulla soglia della metropolitana, l’altra nel sottosuolo, tra la metropolitana e il marciapiede, come Heather Parisi ai tempi d’oro, tutti vedessero le mutande: “speriamo di aver messo quelle buone!”. Solo in un secondo momento, leggendo il terrore negli occhi di una persona davanti a me, mi rendo conto che non ero in una delle posizioni più sicure…
L’entrare e l’uscire della gamba dal “mind the gap”, hanno reso la gamba dalmata, piena di lividi tondi e neri, un ginocchio rigido, bitorzoluto e lievitato, una coscia con sbucciature rosee e capillari viola intenso, il tutto reso più armonico da una camminata strana (MI RE DO SOL quella camminata strana RE DO SOL MI), come dire… zoppa.
E non venitemi a dire che i mezzi pubblici sono sicuri.

venerdì 25 aprile 2008

25 aprile




A volte è importanti avere quelle che sono chiamate pezze d’appoggio, ossia le carte che fanno la differenza….
L’immagine un po’ sfocata è il certificato che consegnarono al mio nonno, il famoso nonno Ciccà: Certificato al Patriota numero 54331 nel quale è ufficialmente ringraziato per “aver combattuto il nemico sui campi di battaglia, militando nei ranghi dei patrioti tra quegli uomini che hanno portato le armi per il trionfo della libertà, svolgendo operazioni offensive, compiendo atti di sabotaggio, fornendo informazioni militari. Col loro coraggio e la loro dedizione i patrioti italiani hanno contribuito validamente alla liberazione dell’Italia e alla causa di tutti gli uomini liberi”.
E oggi, era il giorno adatto per mostrare i gioielli di famiglia!

mercoledì 23 aprile 2008

Le 9 domande del successo

Perché certi titoli e certi articoli capita di leggerli la mattina prima di iniziare a lavorare, con la consapevolezza che nulla cambierà, e la certezza di un’altra giornata dura da mandar giù?
Perché, i giornali continuano a proporre soluzioni irrealizzabili su come migliorare la carriera lavorativa, sapendo di mentire?
Questa mattina vogliono insegnare le 9 domande da fare al capo per avere successo sul lavoro. In una società, quella italiana, dove il rapporto lavorativo è simili al rapporto schiavo – padrone, sto parlando del settore privato perché del pubblico non conosco le dinamiche, la lista ha una sua vena comica:
1) Come misura il successo?
2) Quali sono i settori che devo sviluppare per ottenere avanzamenti di carriera?
3) Quali sono i miei punti di forza che possono aiutarmi a fare carriera?
4) Quanto spesso vengono valutate le performance e chi è incaricato di farlo?
5) Che possibilità di crescita ci sono nell'azienda?
6) Che cosa posso fare per aiutarla?
7) Ho capito bene?
8) Quali sono le priorità su cui bisogna concentrarsi?
9) Posso assumermi questa responsabilità?

E come si dice, se è vero che domandare è lecito, siamo sicuri di voler conoscere le risposte?

lunedì 21 aprile 2008

Ponti

Si prospettano un paio di settimane particolarmente adatte ai maniaci dei ponti (non i sostenitori del reggio calabria-messina).
Che i ponti hanno lo stesso effetto euforizzante per gli adulti come la fine della scuola per i bambini, e tutti sono irragionevolmente di buon umore e pieni di aspettative. Che se in questo periodo chiami qualsiasi persona per avere una qualsiasi informazione, anche la più stupida, ancor prima di aver aperto bocca, rispondono:“Possiamo sentirci dopo il ponte?”. Che poi la situazione è simile a quella prima delle elezioni, e la risposta a qualsiasi domanda era :“Possiamo sentirci dopo le elezioni?”.

venerdì 18 aprile 2008

Postilla a un post

Qualche giorno fa, scrivendo di percezione suggerivo di provare a guardare con un altro sguardo l’immagine pubblicata nel post. Poi, non so il come non so il perché, nell’allegare l’immagine mi si è duplicata. Arghh.
Ora, è vero che non sono una persona particolarmente ordinata, però come la maggior parte delle donne della mia generazione, nevrotiche e attente all’estetica, quelle due immagine pubblicate al posto di una sola mi disturbava anziché no. Da quel terribile incidente sto cercando di eliminarne una: quella sopra, quella sotto.
Ma ogni mio tentativo si è rivelato inutile; e il giallino insolente, peculiarità delle due immagini, sta continuando a perseguitarmi.

giovedì 17 aprile 2008

Il paese dove tutti conoscono qualcuno

C’era una volta, e c’è ancora, un paese a forma di scarpa (non è un caso) dove tutti conoscono qualcuno, o meglio tutti devono conoscere qualcuno.
Il conoscere qualcuno, anzi Qualcuno, perché i qualcuno, quelli con la q minuscola, non sono importanti, e a volte è meglio far finta di non conoscere qualcuno per non esporsi in negativo, è il tratto distintivo della società del paese a forma di scarpa.
Nel paese a forma di scarpa, è importante conoscere il Qualcuno giusto, però può essere utile conoscere anche un Qualcuno qualsiasi, l’importante è che sia Qualcuno o il Qualcuno che può sempre tornare utile.
La frase ricorrente, sulla bocca di tutti è “Conosci Qualcuno che possa darmi una mano a fare…?”, declinabile in:“Conosci un Responsabile del…?”.
Perché il Qualcuno alla fin fine è sempre, conditio sine qua non, un responsabile di qualcosa. Per inciso, il paese a forma di scarpa sembrerebbe, a prima vista, un paese pieno di persone responsabili. Dal responsabile del comune, al responsabile di un dipartimento ospedaliero, dal responsabile di un’azienda, al responsabile di un giornale, sino ad arrivare al massimo dei responsabili, che però non si chiama più responsabile, ma politico.
Conoscere i Qualcuno – Responsabile serve per inoltrare una richiesta, per chiedere un favore, per avere un aiutino, per sistemare qualcosa, per trovare una scorciatoia (inspiegabile per un paese a forma di scarpa, che invece, proprio grazie alla sua particolare morfologia, dovrebbe essere abituato a fare delle belle camminate).
I Qualcuno, secondo i qualcuno con la q minuscola, sono stati unti da un entità superiore, e sono stati dotati di proprietà sopranaturali, in grado di risolvere tutti i problemi personali (sia del Qualcuno stesso, ovviamente, sia del qualcuno, il solito con q minuscola, in quanto singola entità). I Qualcuno, infatti non possono e non devono, per deontologia professionale, occuparsi della collettività, ma solo ed esclusivamente del singolo. Nessuna pietà per il paese fatto a scarpa che, in virtù della sua morfologia, è trattato proprio come una scarpa.
Si potrebbe obiettare se le proprietà taumaturgiche di questi Qualcuno siano veramente così miracolose; considerazione di per se irrisoria, perché i Qualcuno non sono mai soli, ma sono maglie di una fitta rete composta di tanti altri Qualcuno. E come in tutte le favole, si sa che l’unione fa la forza, e qualcosa si può sempre ottenere. Non fosse altro un sentimento di speranza, che si protrae all’infinito. Un’eredità da tramandare agli abitanti del paese dalla forma di scarpa. (I parte)

mercoledì 16 aprile 2008

Risultati

E’ ufficiale, ho letto il suo nome su tutti i giornali.
La persona che a fine mese firma il mio stipendio, è entrato in parlamento.
Molti, al lavoro, speravano in un’amnistia, in uno sconto di pena, in un aumento di stipendio, o almeno nel ripristino del giovedì fascista.
Nulla di fatto.
Una stretta di mano, un buffetto sulla guancia, una sorridente benedizione urbi et orbi: è stato tutto.

lunedì 14 aprile 2008

Uno sguardo d’insieme




A volte, sarebbe necessario cambiare punto d’osservazione.
Annichilire le leggi della gravità per staccare i piedi da terra e vedere tutto dall’alto, o molto più semplicemente guardare con occhio diverso quello che si potrebbe parare davanti.
Imparare a decontestualizzare il particolare dall’insieme, per focalizzare gli scenari e superare i problemi.
Per intenderci, qualche giorno fa, mi è capitato di leggere di come un personaggio capovolse una situazione svantaggiosa in un successo personale. L’episodio di per sé banale, era ambientato in un paese di cultura musulmana, e lui che avrebbe dovuto essere il punto di riferimento della comunità, per scelte di vita lontane dal pensiero dominante, rischiava di perdere il prestigio, la credibilità e lo status sociale appena acquisito. Una delle scelte di vita, che gli avrebbe compromesso la carriera, riguardava l’aspetto fisico della moglie: magra, secca, olivastra e senza figli; l’esatto contrario dei canoni estetici locali, richiesti o quantomeno visti di buon occhio per la donna del leader: burrosa, formosa, possibilmente diafana, e prolifica oltremisura. Essendo la permanenza del signore limitata nel tempo (tra le righe dell'intervista si capisce che non vedeva l’ora di andarsene) presentò ai locali la compagna come la moglie da viaggio, quella che non consuma, occupa poco spazio, non si brucia al sole, e preposta al solo piacere fisico.

Essere in grado di trasformare le situazioni problematiche a proprio vantaggio non è sempre facile, sia perché, per imprinting, è difficile cogliere un’altra chiave di lettura, sia perché il contesto esterno non è elastico o malleabile (si dice che la prima impressione è quella fondamentale).
Lontana dal dare consigli su come migliorare l’ambiente che circonda ciascuno di noi, o come diventare leader in poche lezioni, propongo un semplice gioco che può aiutare a aprire quello che qualcuno chiama terzo occhio, ma che molto più banalmente potrebbe aiutare a aprire i due occhi, che tutti più o meno hanno.
Nell’immagine sopra, si vedono, a uno sguardo d’insieme, dei segni neri in campo giallo privi di significato logico; se però, invece, della visione diretta si usa la visione periferica (si tratta di spostare gli occhi verso il margine della pagina, o strizzarli leggermente) è possibile decifrare tra questi segni geometrici un messaggio.
Certo si sarebbe potuto trovare un messaggio più significativo, ma tant’è.

domenica 13 aprile 2008

Dove diavolo vanno le anatre di central park in inverno, quando il lago è ghiacciato

Ieri, ero andata al centro per fare qualche compera veloce.

Tra gli acquisti avevo pensato di mettere anche una cartina dell’italia e delle bandierine rosse e delle bandierine blu, da usare lunedì sera, insieme alle indicazioni di emilio fede.

Ho girato e rigirato tanti negozi ma di bandierine rosse e blu non ne ho trovata neppure una.

Chissà che fine hanno fatto.

venerdì 11 aprile 2008

Piccoli equivoci senza importanza 2




Si nasce tutti tabula rasa, e poi crescendo si sviluppano delle salde consapevolezze.
Da quando ho memoria, per me lo slogan “Falqui basta la parola” è stato sinonimo di lassativo.
Molto prima dei transiti intestinali lenti, degli intestini pigri e dei bifidus attivi, c’era il confetto falqui che accompagnato, nei passaggi radio e televisivi, da una sorta di musica charleston, allegra – andante (non poteva essere diversamente), ricordava cosa fare in caso di stitichezza. E sebbene non ne abbia mai fatto uso, sono cresciuta con questa consapevolezza; a volte, ho evitato anche di pensare alla parola stessa, temendo che fosse sufficiente a evocare strizzoni di pancia in momenti inopportuni.
Poi per caso e per sbaglio, vedo la pubblicità a tutta pagina, in realtà era difficile passasse inosservata, di un tubetto, tipo dentifricio, tricolore con su scritto una cosa del tipo “Falqui un nome una garanzia” che ho creduto fosse un prodotto sempre utile a una determina funzione o a una determinata area. Vuoi vedere che la falqui sta sperimentando nuove frontiere per i lassativi?
La comunicazione del prodotto non è avvincente, però un po’ la curiosità, un po’ le reminescenze dei tempi che furono, un po’ che non avevo niente di meglio da fare, leggo le indicazioni di uso del prodotto, e scopro, con delusione, che è solo una pomata contro le distorsioni, dolori muscolari, strappi ecc.
Eh, si stava meglio quando si stava peggio.

martedì 8 aprile 2008

Impreparato

E’ l’ennesima volta che prendo in mano il foglio e inizio a leggere, ma il contenuto non mi entra proprio in testa.
Barriere, come paratie, sembrano ostruire i flussi informativi che mi sforzo, si fa per dire, di apprendere; meglio, avrei dovuto apprendere nel fine settimana, invece di….
E così ricomincio: “Per Einstein è la massa – deposito vincolato d’energia – che si svincola e si traduce in energia, ma non è la materia che si annichila nell’energia. Alla scomparsa di una certa porzione (discontinuità) di materia con le sue proprietà inerziali e gravitazionali, fa riscontro lo svincolo di una certa quantità di energia equivalente alla massa della discontinuità e non alla materia….”.
Maaaammaaaa, mi firmi la giustificazione?

lunedì 7 aprile 2008

Ansia da prestazioni

Con un emisfero cerebrale ancora addormentato, leggo le notizie online, degustando un ottimo caffè da distributore automatico, il primo della giornata, nella speranza di svegliare qualche neurone in più.
E come una scossa elettrica, leggo: “Attenzione allo stress da blog, può uccidere. Ansia, insonnia e obesità, combinati ad assenza di esercizio fisico, sonno e dieta irregolare e malsana.
NEW YORK - La morte arriva col blog: lo stress di tenere aggiornato 24 ore su 24 un diario online combinato con l'assenza di esercizio fisico e di sonno e con una dieta irregolare e malsana, sono un cocktail potenzialmente letale che ha cominciato a mietere vittime nel mondo del web…”
E mi sono detta: vado ad aggiornare il mio blog.

venerdì 4 aprile 2008

Vie di fuga

Capita di leggere la cronaca locale di un ‘locale-altrove’.
A me capita spesso di leggere la cronaca locale di dove sono cresciuta, per tenermi aggiornata su quello che succede in zona, e per essere preparata nelle eventuali conversazioni con mia mamma.
La notizia di oggi era proprio gustosa, ha il sapore tipico della provincia, dove tutto sembra come nella famiglia del mulino bianco, ma nella realtà si nascondono storie torbide e morbose. Episodi che suscitano in me un atteggiamento pietoso (la tanto usurata pietas manzoniana) nei confronti dei miei concittadini.
“Si apparta con l’amante, gli rubano l’auto”.
Una coppia clandestina, si incontra per scambiarsi effusioni d’amore (come sono delicati i giornali, immagino invece le voci di paese, ricche di dovizia di particolari, di citazioni e sguardi d’intesa), ma arrivata al canneto, che avrebbe dovuto proteggerli da sguardi curiosi, la macchina, l’articolo specifica che l’auto era potente, ma si sa anche i ricchi a volte piangono, va in panne.
Che fare, che non fare: fortuna vuole che esistano i cellulari, e la fedifraga chiama un’amica fidata per farsi portare a casa. Da appassionata collezionista di scuse mi chiedo cosa avesse raccontato a casa: che doveva fare straordinario perché aveva un lavoro in sospeso; che usciva con un paio di amiche per un cinema e una pizza; che andava a trovare una zia malata….
Comunque, lascia l’amante da solo a sacramentare contro le strade infangate, contro il freddo della sera, contro la macchina che non si muove, e se ne va.
Ma lui no. Deve prima riappropriarsi della macchina, potente, e poi darsi una mossa a tornare a casa, non prima però di essersi dato una pulitina: “Amore, non puoi minimamente immaginare cosa mi sia accaduto oggi in ufficio. Sono talmente stanco e incazzato che non mi va neppure di parlarne. Mi faccio una doccia veloce e poi ti raggiungo a letto”.
Così chiama il carroattrezzi; arriva sicuramente a piedi, lasciando la macchina incustodita, nominando tutti i santi del calendario di frate indovino, sulla strada asfaltata per tornare come passeggero del carroattrezzi a recuperare la macchina, potente, che però era sparita. “Forse è un po’ più in là…, forse ho girato a destra invece che a sinistra…, forse è un altro cannetto…, aspetta no è di là…”. Insomma la macchina, potente, non si trova.
Immagino, che i santi del calendario di frate indovino interpellati nel frattempo si siano raddoppiati, e siano stati chiamati in causa anche quelli degli anni precedenti.
L’ultimo passo, quello estremo è di chiamare la polizia.
Forse “Amore, non puoi minimamente immaginare cosa mi sia accaduto oggi in ufficio” in questa occasione potrebbe non funzionare, bisogna passare a frasi d’effetto “Mi hanno rapito gli extraterrestri e si sono tenuti la macchina , quella potente, in ostaggio”.

mercoledì 2 aprile 2008

Cene elettorali




Sono settimane di grandi abbuffate. Chi è che diceva “è tutto un magna magna”?, e ogni sera, da un po’di tempo, mi capitano inviti a qualche cena elettorale.
Ci sono cene elettorali in locali modaioli, cene al ristorante etnico, ma anche in trattorie dal menù con nomi incomprensibili, o nei ristoranti sotto casa di quartiere (questo è stato l’esordio dell’invito di oggi, ma non ho capito cosa volesse dire, che una mamma di quartiere prepara un po’ di pasta per tutti?), catering in case private, e per finire nei grandi hotel,
Le cene elettorali possono essere informali (di solito però arrivano tutti tirati, stile matrimonio dei parenti bene), formali (ma dopo neppure 5 minuti i commensali si tolgono la cravatta mettendola nel taschino della giacca e si slacciano la camicia sino al pelo); intime (con non più di 15 convitati, così si parla meglio), allargate (così non c’è il pericolo di parlare o di rispondere a qualche domanda diretta e pruriginosa, “posso portare anche tre amiche e due colleghi?”); sedute, in piedi, a buffet.
Gli invitati tipo sono: commensali in cerca di lavoro, in cerca di favori, in cerca di qualcuno, che amano ‘la mondanità’, che non hanno niente di meglio da fare, che conoscono…, che vorrebbero conoscere…., amici di…., habituè dei pranzi gratis, rimediati per far numero.
A questo punto si aprono diverse prospettive e un dubbio:
- Avevo deciso di iniziare la dieta e invece ingrasserò di almeno3 chili
- C’è la possibilità/il rischio che con la riammissione della Dc e l’eventuale rinvio al voto almeno per tutto aprile la cena sia assicurata
- Sono quasi 3 settimane che non faccio la spesa e non ho avvertito l’aumento dei prezzi e dell’inflazione
- Non farò la spesa per i prossimi 10 giorni
- Se qualcuno volesse farmi una sorpresa e organizzare una cena tete a tete non ci saranno ristoranti liberi
- Se qualcuno volesse farmi una sorpresa e organizzare una cena tete a tete non sarebbe una sorpresa gradita
- Chi paga il conto?

martedì 1 aprile 2008

Cosa preparo stasera a cena?

La domanda che rimpalla da una stanza all’altra è: “cosa preparo questa sera a cena?”
- “ Pasta al Tonno!”
- “Fa malissimo contiene mercurio”

- “Mozzarella?”
- “Diossina”

- "Vino?"
- "Metanolo"

- “Bistecca?”
- “Mucca pazza”

- “Pollo?”
- “Aviaria”

- “Pecora?”
- "Cosa c'ha la pecora?"
- “Dolly”