Varie ed eventuali, senza un apparente filo logico.
Avrei voluto scrivere qualche post, almeno i primi del 2009, seguendo il correre dei giorni; un pò come faceva la mia nonna con le calende. Si segnava cioè sul calendario i fenomeni metereologici che si alternavano nei primi dodici giorni dell'anno e da questi riusciva a fare una previsione stagionale annuale. Il disquisire sulla corretta interpretazione delle calende nasceva magari durante un impensabile luglio piovoso o un marzo dalle temperature tropicali. Credo, se non ricordo male, che mia nonna, donna pragmatica e schietta, facesse un'interpretazione lineare, cioè se al 2 gennaio, che corrisponde al mese di febbraio, aveva segnato sole, il mese di febbraio sarebbe stato sereno o quantomeno tendente al bel tempo. Altri invece sostenevano che le previsioni andavano interpretate invertendole: a un giorno soleggiato e caldo sarebbe corrisposto un mese piovoso e freddo. Comunque la cosa, di far seguire ai post l'andamento quotidiano, non è proceduta con successo. E poi anche i titoli: lezione. Chissà quale aspetto morale stava valutando la mia mente nel momento in cui ho usato questo titolo? Con la giusta lontananza del poi mi sono sentita come quelli che cantava De Andrè:
Si sa che la gente da' buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente da' buoni consigli
se non può dare cattivo esempio.
Quindi sono arrivata al numero 7, che è un numero che mi piace e ho deciso di interrompere questa titolazione moraleggiante che non mi piace.
Per finire queste varie ed eventuali, volevo segnalare un articolo che mi è capitato di leggere questa mattina, con molti giorni di ritardo dalla data di pubblicazione, su Liberazione di mercoledì 31 dicembre. Si tratta di un'intervista di Beatrice Busi ad Alisa Del Re dal titolo Se le donne dicessero basta, pagg. 14 e 15. L'incipit davvero divertente ma un po' forviante, tipo non tutti i brunetta vengono per nuocere, inquadra subito il tema: lavoro-welfare-donna. Ma la vera stoccata dell'intervista sta nelle provocazioni (?) della Del Re:"Possiamo dire che la femminilizzazione del lavoro è la riproposizione del lavoro servile, del lavoro dello schiavo. Lo schiavo aveva una grandissima attenzione per il suo padrone, capiva sempre quello di cui il padrone aveva bisogno, doveva voler bene al padrone. Ed è esattamente questo che si richiede oggi nel mercato del lavoro".
A zappare, prima che il padrone si svegli.
giovedì 8 gennaio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Ele: è un piacere leggerti, accipicchia!
Quanto mi mancava il tuo blog!
Posta un commento