In questi giorni mi è capitato di partecipare a una cena aziendale, ovviamente si è trattato della cena organizzata dall’azienda per la quale lavoro.
Quando mi fu proposto l’invito, risposi con un sibillino “Ti faccio sapere domani” e dentro di me pensavo alla risposta negativa che avrei inventato l’indomani, tipo “Oh cara, mi dispiace tantissimo, non sai quanto ci tenevo, ma proprio domani sera devo andare dal medico per una visita al cuore, che mi hanno anticipato all’improvviso, perché il cardiologo che segue il mio rarissimo problema, sta per morire e così ha deciso di vedere tutti i suoi pazienti, nel tentativo di salvargli la vita, anche i fine settimana, e nelle ore serali e notturne” o forse molto più semplicemente riesumare uno dei tanti zii, o parenti che ho fatto morire diverse volte nel corso della mia esistenza, per improvvisare un altro funerale, proprio per il giorno e l’ora della cena: “Sai era una persona che amava la vita notturna, e ci teneva così tanto dare l’estremo saluto proprio dopo cena”.
Poi discorrendo con un collega, mi sono resa conto che sempre ho declinato i vari, anche se pochi, incontri conviviali proposti dall’azienda; mi è stato, inoltre, sempre nella stessa discussione, fatto notare che ho un atteggiamento molto snob e questo atteggiamento non è ben visto dalla corte di nani, ballerine e cantanti (ecco perché il mio stipendio è congelato da tempo immemore senza speranza di essere tirato fuori dalla cella del freezer)….
Così mi sono fatta coraggio e ringraziando in maniera vistosa, e dal mio punto di vista vistosamente finta, il giorno dopo ho chiesto “Che bello sono riuscita a liberarmi, così potrò essere dei vostri, mi mandi l’indirizzo preciso del ristorante?”.
Nonostante la sera abbia sempre una fame pari a quella di tre individui maschili adulti, la sera della cena aziendale avevo lo stomaco chiuso, e anche un leggero senso di nausea; mi è balenato in mente di fargli arrivare un certificato medico nel quale si dichiarava che avevo avuto un attacco improvviso di allergia a tutti i tipi di cibo presente sulla faccia della terra, ma ormai mi ero esposta.
Con estrema fatica mi sono preparata senza troppo pensare cosa indossare, e con la morte nel cuore mi sono avviata.
E’ che alle cene aziendali di cosa posso parlare? Di lavoro ovviamente. E che palle!!! Già tutti i giorni si passano 10 ore della propria vita al lavoro, e la sera, quando si vorrebbe parlare d’altro, pensare ad altro... ancora la testa sul lavoro. Ma la cosa che mi fa propendere sempre per defilarmi da queste iniziative, è la finta atmosfera di 'grande famiglia' che si crea durante la cena.
Conscia che per tutto il corso della cena devo tenere paralizzati i muscoli facciali per avere un soave e finto sorriso da ebete sulle labbra, secondo me le più smaliziate ricorrono sicuramente a iniezioni di botulino prima di uscire da casa. E se non bastasse, la muscolatura del collo e delle spalle sarà sottoposta a un continuo movimento forzato, quello indispensabile per annuire a tutte le cazzate che saranno sparate con lo stesso ritmo dei botti di fine d’anno, ma soprattutto devo stare attenta ai tempi comici delle battute. I primi tempi avevo difficoltà a capirli, però l'esperienza mi ha insegnato a rimanere seria quando mi verrebbe da ridere, mentre nel momento in cui sento salire la tristezza e il magone è il tempo di ridere.
Alla cena aziendale, tutti sembrano amici, si ricrea un’atmosfera fanciullesca simile alla gita scolastica, e come nelle gite scolastiche si fanno le battute con i parigrado chiamandoli ‘confidenzialmente’ solo per il cognome, mentre i professor, ossia i dirigenti, si dimostrano oltremodo disponibili e comprensivi (bastardi solo tra le pareti dell’ufficio fanno i cani da guardia) non chiamando i dipendenti né per nome né per cognome, non avendo la più pallida idea né dell’uno né dell’altro (il riferimento è a una realtà aziendale di circa 70 dipendenti).
Capita di dover spezzare il pane e versare il vino a colleghi con i quali scambi al più il buongiorno la mattina, assaporare fantasiose composizioni di arte culinaria per finti ricchi con persone che continuano ad alzare i bicchieri sempre con il dito mignolo alzato, e senti tanto freddo dentro e pensi con la lacrima agli occhi agli amici che si stanno divertendo e sorseggiano una birra al bar… così il più delle volte la cena si svolge nel silenzio più imbarazzante, tra rumore di posate sul piatto e di inutili brindisi “A tante cene come questa” “A una splendida serata”.
Fortunatamente il fine settimana resetta tutto, e il lunedì in ufficio torna tutto come prima, una continua lotta alla sopravvivenza, facendo attenzione a evitare i soliti pugnali avvelenati.
1 commento:
Noi abbiamo richiesto un catering vegetariano in occasione di una recente cena aziendale alla quale hanno preso parte colleghi e clienti vegetariani, era tutto buonissimo!
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