Capita di leggere la cronaca locale di un ‘locale-altrove’.
A me capita spesso di leggere la cronaca locale di dove sono cresciuta, per tenermi aggiornata su quello che succede in zona, e per essere preparata nelle eventuali conversazioni con mia mamma.
La notizia di oggi era proprio gustosa, ha il sapore tipico della provincia, dove tutto sembra come nella famiglia del mulino bianco, ma nella realtà si nascondono storie torbide e morbose. Episodi che suscitano in me un atteggiamento pietoso (la tanto usurata pietas manzoniana) nei confronti dei miei concittadini.
“Si apparta con l’amante, gli rubano l’auto”.
Una coppia clandestina, si incontra per scambiarsi effusioni d’amore (come sono delicati i giornali, immagino invece le voci di paese, ricche di dovizia di particolari, di citazioni e sguardi d’intesa), ma arrivata al canneto, che avrebbe dovuto proteggerli da sguardi curiosi, la macchina, l’articolo specifica che l’auto era potente, ma si sa anche i ricchi a volte piangono, va in panne.
Che fare, che non fare: fortuna vuole che esistano i cellulari, e la fedifraga chiama un’amica fidata per farsi portare a casa. Da appassionata collezionista di scuse mi chiedo cosa avesse raccontato a casa: che doveva fare straordinario perché aveva un lavoro in sospeso; che usciva con un paio di amiche per un cinema e una pizza; che andava a trovare una zia malata….
Comunque, lascia l’amante da solo a sacramentare contro le strade infangate, contro il freddo della sera, contro la macchina che non si muove, e se ne va.
Ma lui no. Deve prima riappropriarsi della macchina, potente, e poi darsi una mossa a tornare a casa, non prima però di essersi dato una pulitina: “Amore, non puoi minimamente immaginare cosa mi sia accaduto oggi in ufficio. Sono talmente stanco e incazzato che non mi va neppure di parlarne. Mi faccio una doccia veloce e poi ti raggiungo a letto”.
Così chiama il carroattrezzi; arriva sicuramente a piedi, lasciando la macchina incustodita, nominando tutti i santi del calendario di frate indovino, sulla strada asfaltata per tornare come passeggero del carroattrezzi a recuperare la macchina, potente, che però era sparita. “Forse è un po’ più in là…, forse ho girato a destra invece che a sinistra…, forse è un altro cannetto…, aspetta no è di là…”. Insomma la macchina, potente, non si trova.
Immagino, che i santi del calendario di frate indovino interpellati nel frattempo si siano raddoppiati, e siano stati chiamati in causa anche quelli degli anni precedenti.
L’ultimo passo, quello estremo è di chiamare la polizia.
Forse “Amore, non puoi minimamente immaginare cosa mi sia accaduto oggi in ufficio” in questa occasione potrebbe non funzionare, bisogna passare a frasi d’effetto “Mi hanno rapito gli extraterrestri e si sono tenuti la macchina , quella potente, in ostaggio”.