Oggi a pausa pranzo sono andata a fare bancomat, ed ho trovato una fila di ben 6 persone, è stato allora che ho pensato “vuoi vedere che qui oggi regalano i soldi”. Ovviamente non era così.
Mentre stavo in fila ho assistito ad un concerto estemporaneo di un gruppo che con tanto di percussioni chitarre, basso e non ricordo che altro, suonava sul marciapiede di fronte al mio, è stato allora che ho pensato “vuoi vedere che qui oggi è come a New Orleans”. Ovviamente non era così.
Tornando in ufficio stavo ripensando al provvedimento emesso dal sindaco Alemanno, che obbliga i cornettari a chiudere entro mezzanotte, è stato allora che ho pensato “ se ne sentiva proprio la mancanza”. Ovviamente non era così.
venerdì 27 febbraio 2009
costantemente in ritardo
dopo aver aspettato la metropolitana per ben 10 minuti dalle 8,24 alle 8,34, strizzata che non potevo neppure respirare, guardano sul corriere leggo che il 64 per cento dei treni arriva con un ritardo di oltre mezz’ora.
“Secondo un'inchiesta di Altroconsumo condotta dal 20 al 24 dicembre 2008 e dal 3 al 6 gennaio 2009, su 571 convogli monitorati in partenza da Bologna, Milano e Torino per Bari, Bologna, Napoli, Reggio Calabria e Roma, il 64% è arrivato in ritardo (Frecciarossa compresi) con una media di 37 minuti, più di mezz'ora di maggior permanenza a bordo. Gli orari di arrivo dei treni sono stati registrati nelle stazioni di destinazione dalle 7 alle 20”.
… per fortuna stamattina sono passata dal meccanico che aveva appena finito di ripararmi il motorino.
“Secondo un'inchiesta di Altroconsumo condotta dal 20 al 24 dicembre 2008 e dal 3 al 6 gennaio 2009, su 571 convogli monitorati in partenza da Bologna, Milano e Torino per Bari, Bologna, Napoli, Reggio Calabria e Roma, il 64% è arrivato in ritardo (Frecciarossa compresi) con una media di 37 minuti, più di mezz'ora di maggior permanenza a bordo. Gli orari di arrivo dei treni sono stati registrati nelle stazioni di destinazione dalle 7 alle 20”.
… per fortuna stamattina sono passata dal meccanico che aveva appena finito di ripararmi il motorino.
mercoledì 25 febbraio 2009
ancora la classica italia a due velocità
Vogliamo sparare sulla croce rossa? Uno, due, tre… fuoco.
Se civiltà evolute, hanno permesso a uomini illustri di porsi problemi esistenziali e universali importanti, civiltà sull’orlo del baratro, permettono a uomini mediocri di chiedersi che fine abbiano fatto i soldi messi a disposizione dall’europa e destinati allo sviluppo delle regioni arretrate (in cui il Pil pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria).
Mi è capitato di leggere i dati forniti in questi giorni dalla magistratura contabile circa i fondi ue che il sud ha ricevuto nel periodo 2000-2006: 14,12 miliardi di euro dal programma operativo nazionale, 31,95 miliardi dal programma operativo regionale. All’importo di oltre 46 miliardi che doveva essere usato per finanziare lo sviluppo, bisogna aggiungere le assegnazioni nazionali aggiuntive, e il totale ammonta a 103 miliardi. Che visti così non sembrano proprio gli spiccioli per la spesa, per asfaltare la stradina comunale che porta al mare, per pulire la pineta a i margini della città dalle incurie della gente, o per la festa del santo patrono . E allora che fine hanno fatto tutti questi 103 miliardi di euro? A chi sono andati in tasca? A cosa sono serviti?
Se civiltà evolute, hanno permesso a uomini illustri di porsi problemi esistenziali e universali importanti, civiltà sull’orlo del baratro, permettono a uomini mediocri di chiedersi che fine abbiano fatto i soldi messi a disposizione dall’europa e destinati allo sviluppo delle regioni arretrate (in cui il Pil pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria).
Mi è capitato di leggere i dati forniti in questi giorni dalla magistratura contabile circa i fondi ue che il sud ha ricevuto nel periodo 2000-2006: 14,12 miliardi di euro dal programma operativo nazionale, 31,95 miliardi dal programma operativo regionale. All’importo di oltre 46 miliardi che doveva essere usato per finanziare lo sviluppo, bisogna aggiungere le assegnazioni nazionali aggiuntive, e il totale ammonta a 103 miliardi. Che visti così non sembrano proprio gli spiccioli per la spesa, per asfaltare la stradina comunale che porta al mare, per pulire la pineta a i margini della città dalle incurie della gente, o per la festa del santo patrono . E allora che fine hanno fatto tutti questi 103 miliardi di euro? A chi sono andati in tasca? A cosa sono serviti?
lunedì 23 febbraio 2009
La classica italia a due velocità
Sono una patita di rapporti, sondaggi, dati e percentuale (i numeri sono neutri non sono di parte) e stamani mi è capitato di leggere velocemente un titolo sul malcontento dei milanesi nei confronti dei mezzi pubblici.
Premesso che non sono una partigiana della metodologia milanese contro quella romana, premesso che reputo roma una bella città tenuta molto male e milano una città meno bella tenuta però molto bene, e premesso anche che da oltre dieci anni vivo a roma e quindi qualcosa del traffico e dei mezzi pubblici della capitale, non fosse altro per le tasse che pago al comune, sono autorizzata a dire, mi fa sorridere il giudizio impietoso che i cittadini della madonnina hanno dato ai loro servizi pubblici. I voti più bassi sono stati dati alla sicurezza contro il rischio furti (4,6) seguito da affollamento e pulizia (un 4,8 per entrambe). Quasi sufficiente (5,6) invece la puntualità.
Ho pensato allora alla normale e sfigatissima giornata di un romano
1) che non solo deve aspettare l’autobus per tempi paragonabili ad ere geologiche (perché il traffico ferma tutto; perché il tizio è andato a fare colazione al bar e già che c’era ha giocato anche la schedina, lasciando la macchina parcheggiata in modo da fermare non solo l’autobus ma anche le macchine; perché passano sempre gli autobus che non servono a quasi nessuno; perché …),
2) ma trova autobus e metro sempre pienissimi (credo che l’ultima proposta da prendere in considerazione sia la soluzione indiana: passeggeri sul tetto),
3) se va bene nella settima pari non gli viene rubato il portafoglio e i documenti (i ladri avranno comunque modo di rifarsi nella settimana dispari),
4) e che grazie all’atac si vede irrobustire le proprie difese immunitarie (si dice che dentro alle bottigline in plastica rinforzanti ci sia una ricetta segreta proveniente dalle metro e dagli autobus delle capitale).
I viaggiatori strizzati negli autobus, ovviamente in ritardo, si lamentano un po’, provano a protestare, i più audaci alzano la voce e minacciano lettere ai giornali e al sindaco, poi rassegnati e con lo spirito del “che ce potemo fa’”, scendono stropicciati alla loro fermata e danno inizio a un altro giorno di guerra.
Premesso che non sono una partigiana della metodologia milanese contro quella romana, premesso che reputo roma una bella città tenuta molto male e milano una città meno bella tenuta però molto bene, e premesso anche che da oltre dieci anni vivo a roma e quindi qualcosa del traffico e dei mezzi pubblici della capitale, non fosse altro per le tasse che pago al comune, sono autorizzata a dire, mi fa sorridere il giudizio impietoso che i cittadini della madonnina hanno dato ai loro servizi pubblici. I voti più bassi sono stati dati alla sicurezza contro il rischio furti (4,6) seguito da affollamento e pulizia (un 4,8 per entrambe). Quasi sufficiente (5,6) invece la puntualità.
Ho pensato allora alla normale e sfigatissima giornata di un romano
1) che non solo deve aspettare l’autobus per tempi paragonabili ad ere geologiche (perché il traffico ferma tutto; perché il tizio è andato a fare colazione al bar e già che c’era ha giocato anche la schedina, lasciando la macchina parcheggiata in modo da fermare non solo l’autobus ma anche le macchine; perché passano sempre gli autobus che non servono a quasi nessuno; perché …),
2) ma trova autobus e metro sempre pienissimi (credo che l’ultima proposta da prendere in considerazione sia la soluzione indiana: passeggeri sul tetto),
3) se va bene nella settima pari non gli viene rubato il portafoglio e i documenti (i ladri avranno comunque modo di rifarsi nella settimana dispari),
4) e che grazie all’atac si vede irrobustire le proprie difese immunitarie (si dice che dentro alle bottigline in plastica rinforzanti ci sia una ricetta segreta proveniente dalle metro e dagli autobus delle capitale).
I viaggiatori strizzati negli autobus, ovviamente in ritardo, si lamentano un po’, provano a protestare, i più audaci alzano la voce e minacciano lettere ai giornali e al sindaco, poi rassegnati e con lo spirito del “che ce potemo fa’”, scendono stropicciati alla loro fermata e danno inizio a un altro giorno di guerra.
venerdì 20 febbraio 2009
Ci sentiremo più sicure?
Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi – sulle agenzie si legge all'unanimità - il decreto legge che contiene le norme antistupro. Il provvedimento, istituisce le ronde, a cui - più che i semplici cittadini - dovranno partecipare ex agenti di polizia, dei carabinieri e delle forze armate. autorizzando una versione cosiddetta "soft" delle ronde. I membri non devono essere armati, e devono agire in coordinamento col prefetto. Ci sarà un coinvolgimento rafforzato del Comitato provinciale sulla sicurezza su modello dei City Angels di Milano che operano in sintonia con il comune. "Sono volontari per la sicurezza, non ronde fai da te – è stato il commento del responsabile del Viminale - gli elenchi dei volontari verranno tenuti dalle Prefetture, il modello è quello dei volontari per i vigili del fuoco. Sarà data priorità alle forze dell'ordine in pensione. Devono essere persone che sanno quello che fanno". Il dl prevede anche un inasprimento delle pene, a chi è sospettato di violenze sessuali gli saranno vietati gli arresti domiciliari. Si prevede l’arresto obbligatorio in flagranza per violenza sessuale, tranne i casi di minore gravità, e per le violenze sessuali di gruppo è previsto di procedere con rito direttissimo e celebrare il processo anche nell’arco di 48 ore. L’ergastolo diventa infine la sanzione per chi ha commesso omicidi inerenti al delitto di violenza sessuale.
Ora sarà più sicuro girare per strada anche in orari, come direbbe una mia amica, stravaganti? Potremo prendere tranquillamente gli autobus notturni che collegano il centro con le periferie? Leggeremo di meno casi di violenza alle donne?
Non so perché ho i miei dubbi. Ho come la sensazione che mi sfugga qualcosa.
Ora sarà più sicuro girare per strada anche in orari, come direbbe una mia amica, stravaganti? Potremo prendere tranquillamente gli autobus notturni che collegano il centro con le periferie? Leggeremo di meno casi di violenza alle donne?
Non so perché ho i miei dubbi. Ho come la sensazione che mi sfugga qualcosa.
mercoledì 18 febbraio 2009
Queste sono le vere notizie
Adoro la cronaca locale, dal sapore vagamente boccaccesco, fintoperbenista, piccolo borghese, fine anni sessanta.
Chi disprezza compra (ma forse non è il titolo giusto)
Solo qualche giorno fa criticavo una mia collega che usava facebook per andare a cercare che fine avessero fatto gli ex. La cosa di per se è stata anche divertente perché in un pomeriggio di outing ci siamo raccontate tutte le storie peggiori che ci siano capitate; dopo però Giorgia nello sturm und drang dei ricordi si è fatta un giro su facebook e d’improvviso ha rotto il ticchettio frenetico delle tastiere in chiusura di giornale con un “lo dicevo che era uno stronzo, quello mi stragiurava che la tipa era solo un’amica, invece il bastardo ci stava già assieme”. Inevitabili dapprima un silenzio incredulo, poi una serie di “ma cosa te ne frega, ormai è acqua passata”, “gli uomini sono tutti così”, e il mio “l’utilità di facebook è solo nel trovare persone che faremo meglio a dimenticare o a perdere per sempre”.
Ieri, un po’ annoiata dalle agenzie tutte uguali e dal fatto che non potessi uscire per seguire qualche conferenza o dibattito, ma soprattutto spinta da un’insana curiosità, ho fatto quello che non avrei mai dovuto fare, di cui mi vergogno profondamente: sono andata a cercare su facebook e poi su internet che fine avessero fatto dei miei fidanzati. Uno, che è stato anche un mio compagno di classe, fa il dj, ha una pagina sia su myspace e sia facebook, e nonostante tutto mi ha fatto sorridere vedere una sua foto dai colori acidi, con la testa piegata sul collo mentre cerca di trattenere una specie di cuffia attaccata all’orecchio. Ha un nome improbabile, non ho capito che tipo di dj sia, ma sono sicura che il padre notaio non sia stato così entusiasta della scelta lavorativa dell’unico figlio. Un altro scopro che è stato candidato alle elezioni provinciali per la destra. O-m-i-o-d-i-o. Chi l’avrebbe mai detto, era il belloccetto del liceo, tanto carino quanto stupido. Nella sua pagina campeggia una foto pseudo artistica in bianco e nero, barbetta incolta, capello un po’ spettinato, occhiali da finto intellettuale. Sembra sempre carino, chissà se è ancora stupido. Non paga, perche dopo un ex, candidato per la destra, uno potrebbe anche decidere di non voler più sapere nulla del passato, vado in cerca del fidanzatino del liceo, che mi sembrava l’uomo più bello del mondo (ma che secondo Sara assomigliava a John Belushi), che tutte le volte che vedevo e ci incontravamo mi cambiava la giornata, che quando mi lasciò piansi per tre giorni e giurai che non mi sarei mai più innamorata, che quando mi lasciò la mia amica Chiara e la di lui cugina fecero una specie di tavolo permanente sulla crisi per darmi consigli e spiegazioni rendendo la cosa un vero e proprio caso sentimentale degno di donna Letizia, che aveva una bellissima moto gialla, che quando suonava la campanella della ricreazione mi passava a prendere dalla mia classe e mi portava a mangiare la focaccina dal lozzo (il massimo del romanticismo), che quando fu bocciato alla maturità io ero felice di poterlo vedere ancora per un altro anno. Scopro che non ha pagine né su facebook né su altri social network (che uomo!), che non è l’uomo di punta della destra in nessuna parte d’italia, insomma non trovo niente, se non un triste annuncio su un giornale locale nel quale leggo, che è morto un paio di estati fa, colpito da un male incurabile.
Ciao F.V., scusa se ho invaso la tua intimità, credo che questa scoperta sia una buona ragione per non cercare altre cose del passato di cui si è perso traccia.
Ieri, un po’ annoiata dalle agenzie tutte uguali e dal fatto che non potessi uscire per seguire qualche conferenza o dibattito, ma soprattutto spinta da un’insana curiosità, ho fatto quello che non avrei mai dovuto fare, di cui mi vergogno profondamente: sono andata a cercare su facebook e poi su internet che fine avessero fatto dei miei fidanzati. Uno, che è stato anche un mio compagno di classe, fa il dj, ha una pagina sia su myspace e sia facebook, e nonostante tutto mi ha fatto sorridere vedere una sua foto dai colori acidi, con la testa piegata sul collo mentre cerca di trattenere una specie di cuffia attaccata all’orecchio. Ha un nome improbabile, non ho capito che tipo di dj sia, ma sono sicura che il padre notaio non sia stato così entusiasta della scelta lavorativa dell’unico figlio. Un altro scopro che è stato candidato alle elezioni provinciali per la destra. O-m-i-o-d-i-o. Chi l’avrebbe mai detto, era il belloccetto del liceo, tanto carino quanto stupido. Nella sua pagina campeggia una foto pseudo artistica in bianco e nero, barbetta incolta, capello un po’ spettinato, occhiali da finto intellettuale. Sembra sempre carino, chissà se è ancora stupido. Non paga, perche dopo un ex, candidato per la destra, uno potrebbe anche decidere di non voler più sapere nulla del passato, vado in cerca del fidanzatino del liceo, che mi sembrava l’uomo più bello del mondo (ma che secondo Sara assomigliava a John Belushi), che tutte le volte che vedevo e ci incontravamo mi cambiava la giornata, che quando mi lasciò piansi per tre giorni e giurai che non mi sarei mai più innamorata, che quando mi lasciò la mia amica Chiara e la di lui cugina fecero una specie di tavolo permanente sulla crisi per darmi consigli e spiegazioni rendendo la cosa un vero e proprio caso sentimentale degno di donna Letizia, che aveva una bellissima moto gialla, che quando suonava la campanella della ricreazione mi passava a prendere dalla mia classe e mi portava a mangiare la focaccina dal lozzo (il massimo del romanticismo), che quando fu bocciato alla maturità io ero felice di poterlo vedere ancora per un altro anno. Scopro che non ha pagine né su facebook né su altri social network (che uomo!), che non è l’uomo di punta della destra in nessuna parte d’italia, insomma non trovo niente, se non un triste annuncio su un giornale locale nel quale leggo, che è morto un paio di estati fa, colpito da un male incurabile.
Ciao F.V., scusa se ho invaso la tua intimità, credo che questa scoperta sia una buona ragione per non cercare altre cose del passato di cui si è perso traccia.
lunedì 16 febbraio 2009
Come siamo caduti in basso
Ragione del contendere è stata una piccola controversia in merito alle prospettive politiche, come in fondo è giusto che sia nell'ambito di una democrazia. Però quando gli argomenti vengono a mancare e devo sentirmi dire che nome e cognome + aspetto (bello ovviamente) + soldi fanno l'uomo politico, mi sembra veramente di essere arrivata sul fondo del barile. Altro che idee innovative, programmi concreti, moralità dei personaggi. Un nome accattivante e una bella faccia da manifesto (devo essere sincera non mi pare però di averne viste molte in giro) faranno di questo vecchio paese un posto migliore.
mercoledì 11 febbraio 2009
..e u so ben t'ammii u mä
“Buone notizie per gli agricoltori liguri che coltivano il basilico. Grazie a nuovi agrofarmaci autorizzati dal Ministero della Salute, la battaglia della regione Liguria contro il più grave problema fitosanitario dell’ultimo decennio in Liguria si sta risolvendo”.
Così l’inizio di un comunicato stampa che mi è arrivato sulla mail di lavoro; ed io da ligure doc, seppur emigrata, e da sostenitrice senza pari della pasta al pesto, mi chiedo se le buone notizie per gli agricoltori siano buone notizie anche per i consumatori.
Questo il background: a partire dall’estate del 2003, il basilico, la tipica coltura ligure a Denominazione d’Origine Protetta che in Liguria offre lavoro ad un centinaio di Imprese, era stato oggetto di gravi attacchi di un nuovo parassita proveniente dal continente africano, la Peronospora. Il fungo si è rapidamente diffuso nel 2004 in Liguria, e si è esteso a tutte le coltivazioni di basilico italiane e del sud della Francia, causando perdite di produzione prossime al 100%.
Questa la notizia: un equipe composto dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Liguria, organizzazioni professionali agricole, Università di Torino ed il Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga (Cersaa) hanno cominciato a lavorare insieme per risolvere il problema, e ha sviluppato un progetto mirato all’ introduzione di nuovi agrofarmaci, per attuare un’ adeguata strategia di prevenzione e di difesa contro il fungo ed altre fitopatie del basilico. Ed il primo importante risultato per i coltivatori di basilico liguri è stata l’autorizzazione da parte del Ministero della Salute di agrofarmaci innocui per fronteggiare il fenomeno.
Non sono un’esperta in agro farmaci (ho provato anche a cercare in rete qualche informazione in più sulla molecola anti-pernospora, ma le informazioni sono sempre poco chiare soprattutto a senso unico) però mi chiedo se il pesto del 2009 avrà lo stesso sapore e sarà privo di sostanze pericolose come quello degli anni passati.
D'ä mæ riva
sulu u teu mandillu ciaèu
d'ä mæ riva
'nta mæ vitta
u teu fatturisu amàu
'nta mæ vitta
ti me perdunié u magún
ma te pensu cuntru su
e u so ben t'ammii u mä
'n pò ciû au largu du dulú
e sun chi affacciò
ua 'stu bàule da mainäe
sun chi a miä
tréi camixe de vellûu
dui cuverte u mandurlin
e 'n cämà de legnu dûu
e 'nte 'na beretta neigra
a teu fotu da fantinna
pe puèi baxâ ancún Zena
'nscià teu bucca in naftalina
Dalla mia riva solo il tuo fazzoletto chiaro dalla mia riva nella mia vita il tuo sorriso amaro nella mia vita mi perdonerai il magone ma ti penso contro sole e so bene stai guardando il mare un po' più al largo del dolore e son qui affacciato a questo baule da marinaio e son qui a guardare tre camicie di velluto due coperte e il mandolino e un calamaio di legno duro e in una berretta nera la tua foto da ragazza per poter baciare ancora Genova sulla tua bocca in naftalina
Così l’inizio di un comunicato stampa che mi è arrivato sulla mail di lavoro; ed io da ligure doc, seppur emigrata, e da sostenitrice senza pari della pasta al pesto, mi chiedo se le buone notizie per gli agricoltori siano buone notizie anche per i consumatori.
Questo il background: a partire dall’estate del 2003, il basilico, la tipica coltura ligure a Denominazione d’Origine Protetta che in Liguria offre lavoro ad un centinaio di Imprese, era stato oggetto di gravi attacchi di un nuovo parassita proveniente dal continente africano, la Peronospora. Il fungo si è rapidamente diffuso nel 2004 in Liguria, e si è esteso a tutte le coltivazioni di basilico italiane e del sud della Francia, causando perdite di produzione prossime al 100%.
Questa la notizia: un equipe composto dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Liguria, organizzazioni professionali agricole, Università di Torino ed il Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga (Cersaa) hanno cominciato a lavorare insieme per risolvere il problema, e ha sviluppato un progetto mirato all’ introduzione di nuovi agrofarmaci, per attuare un’ adeguata strategia di prevenzione e di difesa contro il fungo ed altre fitopatie del basilico. Ed il primo importante risultato per i coltivatori di basilico liguri è stata l’autorizzazione da parte del Ministero della Salute di agrofarmaci innocui per fronteggiare il fenomeno.
Non sono un’esperta in agro farmaci (ho provato anche a cercare in rete qualche informazione in più sulla molecola anti-pernospora, ma le informazioni sono sempre poco chiare soprattutto a senso unico) però mi chiedo se il pesto del 2009 avrà lo stesso sapore e sarà privo di sostanze pericolose come quello degli anni passati.
D'ä mæ riva
sulu u teu mandillu ciaèu
d'ä mæ riva
'nta mæ vitta
u teu fatturisu amàu
'nta mæ vitta
ti me perdunié u magún
ma te pensu cuntru su
e u so ben t'ammii u mä
'n pò ciû au largu du dulú
e sun chi affacciò
ua 'stu bàule da mainäe
sun chi a miä
tréi camixe de vellûu
dui cuverte u mandurlin
e 'n cämà de legnu dûu
e 'nte 'na beretta neigra
a teu fotu da fantinna
pe puèi baxâ ancún Zena
'nscià teu bucca in naftalina
Dalla mia riva solo il tuo fazzoletto chiaro dalla mia riva nella mia vita il tuo sorriso amaro nella mia vita mi perdonerai il magone ma ti penso contro sole e so bene stai guardando il mare un po' più al largo del dolore e son qui affacciato a questo baule da marinaio e son qui a guardare tre camicie di velluto due coperte e il mandolino e un calamaio di legno duro e in una berretta nera la tua foto da ragazza per poter baciare ancora Genova sulla tua bocca in naftalina
martedì 10 febbraio 2009
Dedicato a tutti quelli che …
si vedono un po’ ingrassati dopo le feste natalizie, per aver ceduto alla voglia incontrollabile di dolcetti in queste giornate più fredde, per aver sgarrato con fritti, lasagne e altre tentazioni, per continuare a chiudere la cena con l’assunzione di qualche quadratino di cioccolato. Insomma, niente panico, perché qualche chilo in più rende più giovani, spiana le rughe del viso e da un aspetto più fresco!! Provare per credere (a questo punto però non so se mettere un ! o un ?).
venerdì 6 febbraio 2009
Writers
Il futuro non è più quello di una volta.
Ho letto questa scritta qualche sera fa mentre stavo attraversando uno dei ponti che collegano le due sponde cittadine che il Tevere separa. Sebbene l’inchiostro rovini i vecchi monumenti (e che palle! però anche i gas di scarico rovinano i polmoni, la pelle, ecc.), penso che il messaggio scritto da un anonimo pennivendolo urbano sia degno di essere ricordato. Quantomeno a me ha fatto pensare.
Ho letto questa scritta qualche sera fa mentre stavo attraversando uno dei ponti che collegano le due sponde cittadine che il Tevere separa. Sebbene l’inchiostro rovini i vecchi monumenti (e che palle! però anche i gas di scarico rovinano i polmoni, la pelle, ecc.), penso che il messaggio scritto da un anonimo pennivendolo urbano sia degno di essere ricordato. Quantomeno a me ha fatto pensare.
mercoledì 4 febbraio 2009
Il sedere degli autobus
Tutto iniziò con dei messaggi pubblicitari stampati sulle chiappe delle giocatrici di pallavolo. La trovata, o meglio il dove, venne proposta anche da una agenzia pubblicitaria americana Ass-vertise (già il nome la dice lunga), che con il motto “se vuoi essere visto, vai dove le persone stanno già guardando” usava il sedere di ragazze e ragazzi per far conoscere un prodotto o un servizio. Si è arrivati poi al tormentone nazional-popolare, per intenderci quello del sedere di Nanni Moretti e della questione product placement.
Stamattina mentre stavo andando al lavoro, ferma in mezzo al traffico, mi è caduto l’occhio proprio lì, sul sedere, sul sedere di un autobus però, che con il cambiare dei tempi e delle dinamiche sociali, è cambiato. Non più anonimi didietro, un po’ neri e polverosi per colpa dei gas di scarico e un po’ storti per gli ammortizzatori sfondati, ma veri e propri sederi pubblicitari. Prima mi sono trovata davanti la gigantografia di una donna abbronzata, lasciva e lussuriosa che in bikini ai bordi di una piscina pubblicizza una nuova serie dal titolo Doctor 90120, il miglior taglio di Beverly Hills (si riferisce alla chirurgia plastica). Subito dopo aver superato il 40 (l’autobus numero 40) mi sono imbattuta nel 46 (l’autobus numero 46, che passa con una frequenza degna di una stella cometa) che proponeva un altrettanto gigantografia di un maschietto barbuto e peloso anzichenò, che si mette il rossetto e con sotto scritto “a febbraio tutti vorrebbero essere donna” o una cosa simile.
Considerazioni: saranno sicure queste pubblicità? La bionda vogliosa in giro per le strade cittadine non è che distrae il vecchietto alle prese con il traffico urbano? E il maschietto barbuto con il rossetto non è che crea scompensi al pulmino guidato dalle suore?
martedì 3 febbraio 2009
Che fregatura
La regione Lazio ha pubblicizzato sul suo sito l’iniziativa Voglia di Cinema, grazie a cui intende rafforzare il sistema cinema sul territorio. In termini meno istituzionali: andare al cinema in determinati giorni costa poco. Ed infatti martedi e mercoledi, in alcuni cinema il costo del biglietto è di solo 2,5 euro, il resto lo mette la regione. Le prime righe della notizia mi hanno talmente resa euforica che mi sono fatta un programma da martedì prossimo sino all’ultimo martedì dell’anno. Qualche riga più sotto leggo che aderiscono all’iniziativa circa 40 sale in tutta la regione. Hhhmmm un po’ pochine, e forse non sarà proprio sotto casa. Ancora qualche riga più sotto, 15 sale nella provincia di Roma. Azz… sempre più difficile, mi toccherà andare nell’unico cinema di Roma che sta dalla parte opposta a casa mia. Quasi alla fine dell’articolo, il verdetto finale che non lascia spazio a itinerari intergalattici-cittadini in cerca di nuovi cinema paradiso: ad esclusione di Roma. Che dire?! Che fregatura.
Ma guarda la scienza!!!
Ma guarda la scienza cosa va a studiare? E soprattutto vorrei esprimere la mia, pur misera, solidarietà a quei poveri scienziati che per mesi si sono guadagnati lo stipendio annusando gli odori delle ascelle, e tornando a casa alle mogli che gli chiedevano come fosse andata la giornata rispondevano: una merda! Mettento a dura prova la vita di coppia.
Perché detto tra noi l’ascella in genere non ha un buon odore, basta fare un giro sulle metropolitane o sugli autobus, nelle ore di punta, e il campionario degli odori percepibili potrebbe rivelare esperienze indimenticabili. Alle prossime equipe di fortunati scienziati suggerirei di studiare l'origine di altri buchi neri del corpo umano: alito e piedi.
Perché detto tra noi l’ascella in genere non ha un buon odore, basta fare un giro sulle metropolitane o sugli autobus, nelle ore di punta, e il campionario degli odori percepibili potrebbe rivelare esperienze indimenticabili. Alle prossime equipe di fortunati scienziati suggerirei di studiare l'origine di altri buchi neri del corpo umano: alito e piedi.
lunedì 2 febbraio 2009
Fashion event
Dovessi spiegare a mia nonna (l'archetipo della casalinga, poca casanlinga per la verità, di voghera) cosa sia un fashion event avrei un po' di difficoltà. Parole misteriose, che come spesso succede di questi tempi, vogliono dire tutto e niente, e rendono fumoso il nulla di nuovo sotto il cielo. Forse allora la mia nonna capirebbe meglio se invece di una spiegazione filologica del termine gli descrivessi l'aspetto sociale della serata.
Qualche modella (poche); tantissime emule di modelle (della serie vorrei ma non posso, non posso proprio!!!); molti tipi alternativi, uomini e donne in egual misura anche perchè la tipa alternativa frequenta il tipo alternativo e vice-versa, e il più delle volte viaggiano in coppia o in branco, tutti vestiti uguali, stessi occhiali, stesso taglio di capelli, stessi jeans, stessi accessori, talmente tutti uguali da essere degli alternativi ma molto omologati; qualche intelettuale stile nouvelle vague (si riconoscono dal trench stazzonato, dallo sguardo disperato stile Hiroshima mon amour, a dall'allure effetto notte); tantissimi finocchi (ok non è politicamente corretto, ma non è assolutamente un giudizio morale solo stilistico, stilisticamente grottesco esagerato), infatti sono vestiti da finocchi, si comportano da finocchi, si muovono da finocchi, parlano da finocchi, ecc.; tanti che si sono visti in televisione ma nessuno sa chi siano (i famosi 15 minuti di notorietà); e 2-3 tipi un pò più assidui della tv, che anche io, qualche volta facendo zapping ho intravvisto impeganti in qualche discussione.
Tuttto condito da musica che sfonda i timpani (si dovrebbe chiamare dj set), vino, birra e tisane. Il cibo ovviamente era bandito, si tratta pur sempre di moda mica di gastronomia, e quindi guerra a ciò che è superfluo: in questo caso solamente il peso.
Qualche modella (poche); tantissime emule di modelle (della serie vorrei ma non posso, non posso proprio!!!); molti tipi alternativi, uomini e donne in egual misura anche perchè la tipa alternativa frequenta il tipo alternativo e vice-versa, e il più delle volte viaggiano in coppia o in branco, tutti vestiti uguali, stessi occhiali, stesso taglio di capelli, stessi jeans, stessi accessori, talmente tutti uguali da essere degli alternativi ma molto omologati; qualche intelettuale stile nouvelle vague (si riconoscono dal trench stazzonato, dallo sguardo disperato stile Hiroshima mon amour, a dall'allure effetto notte); tantissimi finocchi (ok non è politicamente corretto, ma non è assolutamente un giudizio morale solo stilistico, stilisticamente grottesco esagerato), infatti sono vestiti da finocchi, si comportano da finocchi, si muovono da finocchi, parlano da finocchi, ecc.; tanti che si sono visti in televisione ma nessuno sa chi siano (i famosi 15 minuti di notorietà); e 2-3 tipi un pò più assidui della tv, che anche io, qualche volta facendo zapping ho intravvisto impeganti in qualche discussione.
Tuttto condito da musica che sfonda i timpani (si dovrebbe chiamare dj set), vino, birra e tisane. Il cibo ovviamente era bandito, si tratta pur sempre di moda mica di gastronomia, e quindi guerra a ciò che è superfluo: in questo caso solamente il peso.
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