Dovessi spiegare a mia nonna (l'archetipo della casalinga, poca casanlinga per la verità, di voghera) cosa sia un fashion event avrei un po' di difficoltà. Parole misteriose, che come spesso succede di questi tempi, vogliono dire tutto e niente, e rendono fumoso il nulla di nuovo sotto il cielo. Forse allora la mia nonna capirebbe meglio se invece di una spiegazione filologica del termine gli descrivessi l'aspetto sociale della serata.
Qualche modella (poche); tantissime emule di modelle (della serie vorrei ma non posso, non posso proprio!!!); molti tipi alternativi, uomini e donne in egual misura anche perchè la tipa alternativa frequenta il tipo alternativo e vice-versa, e il più delle volte viaggiano in coppia o in branco, tutti vestiti uguali, stessi occhiali, stesso taglio di capelli, stessi jeans, stessi accessori, talmente tutti uguali da essere degli alternativi ma molto omologati; qualche intelettuale stile nouvelle vague (si riconoscono dal trench stazzonato, dallo sguardo disperato stile Hiroshima mon amour, a dall'allure effetto notte); tantissimi finocchi (ok non è politicamente corretto, ma non è assolutamente un giudizio morale solo stilistico, stilisticamente grottesco esagerato), infatti sono vestiti da finocchi, si comportano da finocchi, si muovono da finocchi, parlano da finocchi, ecc.; tanti che si sono visti in televisione ma nessuno sa chi siano (i famosi 15 minuti di notorietà); e 2-3 tipi un pò più assidui della tv, che anche io, qualche volta facendo zapping ho intravvisto impeganti in qualche discussione.
Tuttto condito da musica che sfonda i timpani (si dovrebbe chiamare dj set), vino, birra e tisane. Il cibo ovviamente era bandito, si tratta pur sempre di moda mica di gastronomia, e quindi guerra a ciò che è superfluo: in questo caso solamente il peso.
lunedì 2 febbraio 2009
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