Tutto iniziò con dei messaggi pubblicitari stampati sulle chiappe delle giocatrici di pallavolo. La trovata, o meglio il dove, venne proposta anche da una agenzia pubblicitaria americana Ass-vertise (già il nome la dice lunga), che con il motto “se vuoi essere visto, vai dove le persone stanno già guardando” usava il sedere di ragazze e ragazzi per far conoscere un prodotto o un servizio. Si è arrivati poi al tormentone nazional-popolare, per intenderci quello del sedere di Nanni Moretti e della questione product placement.
Stamattina mentre stavo andando al lavoro, ferma in mezzo al traffico, mi è caduto l’occhio proprio lì, sul sedere, sul sedere di un autobus però, che con il cambiare dei tempi e delle dinamiche sociali, è cambiato. Non più anonimi didietro, un po’ neri e polverosi per colpa dei gas di scarico e un po’ storti per gli ammortizzatori sfondati, ma veri e propri sederi pubblicitari. Prima mi sono trovata davanti la gigantografia di una donna abbronzata, lasciva e lussuriosa che in bikini ai bordi di una piscina pubblicizza una nuova serie dal titolo Doctor 90120, il miglior taglio di Beverly Hills (si riferisce alla chirurgia plastica). Subito dopo aver superato il 40 (l’autobus numero 40) mi sono imbattuta nel 46 (l’autobus numero 46, che passa con una frequenza degna di una stella cometa) che proponeva un altrettanto gigantografia di un maschietto barbuto e peloso anzichenò, che si mette il rossetto e con sotto scritto “a febbraio tutti vorrebbero essere donna” o una cosa simile.
Considerazioni: saranno sicure queste pubblicità? La bionda vogliosa in giro per le strade cittadine non è che distrae il vecchietto alle prese con il traffico urbano? E il maschietto barbuto con il rossetto non è che crea scompensi al pulmino guidato dalle suore?
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