Dopo tutto questo silenzio, scrivere oggi un post ha la stessa valenza terapeutica di un massaggio.
Ieri sera rientravo a casa sullo stravolto andante e ho trovato sul portone d’entrata un foglio bianco con su scritte delle cose. I soliti problemi condominiali.
Non che sia un’assidua frequentatrice di riunioni condominiali, anzi ho sempre evitato di rientrare o uscire da casa, ossia di passare nei paraggi di casa, all’orario e nel giorno stabilito per la riunione; ma le riunioni condominiali hanno il potere di lasciare dietro di loro larve di voci e di documenti scritti.
I primi tempi di vita cittadina, ero vessata dal divieto di far uscire “acqua dai pisciarelli”; e il problema pisciarelli, incurante di tutte le tragedie planetarie, è andato avanti per quasi cinque anni, il tempo della mia permanenza nello stabile. Chissà come è andata a finire? Se a distanza di tempo intorno al palazzo gira ancora la ronda anti-pisciarello? Comunque sia, dietro al pisciarello si nascondeva le temutissime canaline di scolo dei terrazzi, che si pretendeva fossero chiuse ermeticamente con il silicone, per creare tante piscine private sui propri terrazzi.
Nel successivo trasloco, mi sono imbattuta con il problema parcheggio della bicicletta, il problema da condominiale era diventato pertinente a tutto il vicolo, un condominio allargato. C’erano persone che avevano acquisito il diritto, per anzianità credo, per parcheggiare la bicicletta all’inferriata della mia finestra; e le poche volte che osai legarla alla finestra di fronte scatenai le furie di un comitato cittadino. Non mi rimase che portarla dentro e fuori casa ogni volta.
Nel penultimo condominio, un vero e proprio porto di mare, di problemi ce ne erano parecchi, forse talmente tanti che dalle riunioni condominiali si era passati a una forma di informazione door to door; praticamente si sequestravano i condomini nell’ascensore e nel tempo di una salita o discesa i rappresentanti di scala riuscivano a comunicare e a estorcere tutte le informazioni necessarie per lettere anonime e liste di proscrizione. Una sera rientrando stanca e particolarmente tardi sbagliai scala di entrata e di conseguenza ascensore, fu un’esperienza devastante.
Ritornando al foglio sul portone di ieri sera, ho avuto la tentazione di tirare dritta e fare finta di non vedere nulla, intanto prima o poi capita che mi acchiappa il portiere e mi fa la relazione, poi però ho ceduto alla curiosità e mi sono fermata a leggere. Una delle abitante si interrogava e interrogava le altre persone circa la funzione delle fioriere nell’androne, o meglio non tanto delle fioriere in generale, ma di quelle fiorire in particolare che si presentano un po’ scrostate e arrugginite, e conferiscono all’insieme un’ aria di decadenza e trasandatezza, tipica di molti degli abitanti dell’immobile. Quindi secondo il suo supremo senso estetico sarebbe stata cosa buona e giusta rimuoverle il prima possibile.
Con i passi pesanti e stanchi mi sono trascinata davanti alla porta di casa pensando: forse è venuto il momento per un altro trasloco?
Nessun commento:
Posta un commento