venerdì 12 giugno 2009

Lo zen e l’arte della manutenzione dei motorini


La faccia è sempre la stessa, una mix di espressioni tra l’incredulo, il trombato, lo stupito, il terrorizzato e il pensieroso. Sono queste, ne più ne meno, tutte le sensazioni che l’uomo medio prova quando è costretto a passare da un meccanico.

L’ho vista proprio pochi giorni fa stampata sul viso di una giovane donna mentre stava facendo partire il motorino appena ritirato dal meccanico. Ed è stato, sicuramente anche il mio qualche settimane or sono. È successo che una sera prima che cambiasse l’ora legale a metà della salita del diavolo mi si è inchiodato il motorino. All’improvviso senza avvertimenti. Ho provato a rimetterlo in moto ma ho ottenuto come risultato un rumore di ferraglie poco rassicurante. La scelta obbligata è stato spingerlo in discesa sino alla prima officina che vista l’ora era ovviamente chiusa. Questo preciso accadimento segna l’inizio di un’assidua quanto indesiderata frequentazione con il mondo dei motori.

Il primo meccanico, una sorta di filosofo zen, presta le sua opera dalle 9 alle 12,45 e dalle 15 alle 18,45, un orologio svizzero nel rispettare i ferrei orari da collegio. Gli faccio un resoconto dell’accaduto per telefono e dalle mie poche e confuse descrizioni fa una diagnosi precisa con tanto di preventivo e morale: non prima di tre giorni, perché i lavori si devono fare con cura. Batteria e candela nuova. Costo 30 euro.

Dopo neppure quattro giorni il motorino mi si ripianta in mezzo alla strada, alla faccia dei lavori fatti con cura. Con la gentilezza di un dobermann, telefono al meccanico-zen e per dirgli dell’accaduto. Risposta: ti sei ricordata di mettere benzina????!!!!!!!!!!! Il motorino ovviamente si è fermato anni luce lontano dalla sua officina, altrimenti avrei dato fuoco al meccanico e alla sua filosofia con la benzina che era dentro al serbatoio. Sono costretta così a lasciarlo al primo meccanico che trovo in zona, un omone brizzolato con mani grosse come badili. Secondo lui potrebbe essere il carburatore, però ovviamente deve studiare il caso. Ventiquattrore dopo la sentenza: a lui il motorino è partito subito, però potrebbe essere o il carburatore o la marmitta, un po’ come dire potrebbe essere lo stomaco o il tratto finale dell’intestino, deve quindi fare un controllo specifico. Altre ventiquattrore, 20 euro, perché il meccanicone ha “soffiato nel carburatore” e una sua alitata credo possa provocare uno tzunami anche nel carburatore di un jumbo, sempre ne abbia uno. Dopo aver saldato la prestazione d’opera, però mi avvisa che la cosa potrebbe riaccadere, che potrebbe essere un problema di umidità, o di difetto congenito. Parole che mi portano ad assumere quell’espressione tra l’incredulo, il trombato, lo stupito, il terrorizzato e il pensieroso.

La cassandra ci prende, dopo forse 3 settimane, stessa scena, stesso film, cinema diverso.

Il terzo meccanico non è un meccanico, è un filippino factotum, che fa il portiere nello stabile del palazzo dove lavoro. Mi sono rivolta a lui chiedendo se conoscesse vicino all’ufficio qualcuno in grado di guardarmi il motorino. Mi chiede di lasciargli le chiavi, in dieci minuti mi risolve il problema, senza troppi giri di parole. Mi ha spiegato che la candela non era avvitata bene, che il carburatore era sporco e che già che era con le mani in pasta ha dato una pulitina anche alla marmitta. Un piccolo miracolo per soli 10 euro.

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