lunedì 26 novembre 2007

È domenica mattina



Questa mattina finalmente ho rimesso piede a Porta Portese.
Inutile dire quanto mi piaccia andare in giro per mercatini rionali, mercatini stagionali, mercatini di natale, mercatini della frutta, ma a Roma ho due punti fermi: Porta Portese la domenica mattina e Piazza Vittorio una qualsiasi mattina. Porta Portese è il non luogo per eccellenza di tutti gli “stranieri” o di coloro che si “sentono stranieri” in questa città, perché se Porta Portese, tanti anni fa era il mercato dei romani, oggi è diventato il punto di riferimento di tutti quelli che vengono da fuori. E’ un modo come un altro per perdersi tra le facce di sconosciuti, odori mangerecci, oggetti, merci e voci, tante voci. Perché sembra paradossale, qui, non è importante quello che è venduto, che si può trovare più o meno ovunque, ma come viene offerto e proposto.
Perché a Porta Portese può capitare di sfrucugliare su una bancarella di oggetti e accessori finto etnici (lapislazzuli afgani, collane africane) e alzare gli occhi sul venditore rasta, che con parlata romanesca al cellulare lamenta i 5 chili acquistati durante le feste e chiede per il pranzo di oggi un semplice riso in bianco.
Oppure è possibile trovare diversi venditori di cibi calabresi, tutti molto piccanti, e specialità siciliane, tutte a base di mandorle e pistacchi, e un indiano che dà spiegazioni sulla preparazione casalinga del pesto con i pistacchi o del sugo con la ‘nduja.
Oggi che poi è un giorno di quasi festa, al mercato c’erano molti turisti, che si riconoscono immediatamente da un tipo di abbigliamento ostentato, così come ostentate sono una finta sicurezza nelle direzioni da seguire e una vera paura che qualcuno gli sfili il portafoglio o la borsetta; i venditori, per l’occasione, che hanno l’occhio esercitato e hanno fiutato le prede, hanno fatto prezzi, come dire, speciali. E un po’ è giusto perché i turisti dalle parti di Porta Portese sono visti come degli invasori, dei neofiti che vogliono entrare per forza in un mondo fatto di rituali, costruiti domenica dopo domenica. Così mentre gli viene affibbiata una tremenda fregatura a 150 euro, una coppia di sedie che si reggono in piedi per miracolo, si sente qualcuno nelle retrovie che commenta sarcastico.
L’aspetto più importante per apprezzare Porta Portese è di essere persone libere, completamente libere, e non essere spaventate dalla solitudine; camminare senza una meta precisa, ma soprattutto girovagare soli, secondo i propri ritmi e i propri gusti. La solitudine, infatti, permette di oltrepassare velocemente gli ingorghi umani (che vuoi per l’esiguo spazio, vuoi per il gran numero di persone, si vengono a creare) e guadagnare i piccoli pertugi disponibili nella prima fila delle bancarelle più invitanti.

Camminare tra le bancarelle di Porta Portese è un’esperienza che vale un viaggio, un viaggio catartico.
(foto di Porta Portese da 06blog.it)

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