giovedì 28 febbraio 2008

Pecunia non olet

…ma avrei potuto scegliere anche piove sempre sul bagnato, o come apostrofa sempre mia mamma riferito a un qualsiasi essere umano che ha tanti soldi ma non sa goderseli: “chi ha il pane non ha i denti”.
Questo post nasce come riflessione, amara, a 2 articoli che ho letto questa mattina, uno sugli stipendi dei padri che sembrerebbero condizionare quelli dei figli, l’altro a proposito di come solo poche persone siano destinate a essere ricche.
Si evince che avere a che fare con i soldi (anche se mi piace scriverlo come dicono qui a Roma sordi perché sembrano di più) non è cosa per tutti; e non tutti possono diventare ricchi anche se fossero messi nelle condizioni per poterlo essere.
Lo so, notizie di questo tipo concomitanti alla consegna della busta paga di febbraio sono ad alto rischio depressione. I lettori con tendenze maniaco depressive dovrebbero leggere e pensare ad altro.
Per aiutarci a sprofondare nella depressione più nera, come se esistesse la necessità, ci viene incontro anche un certo signor Simon premio Nobel per non so che cosa, ma deduco, vista la questione, per l’economia, che sentenzia e sostiene, ma anche qui apro un altro inciso per dire che mi sembrano solo chiacchere e distintivo, vorrei tanto fare la prova, che se tutti i soldi del mondo fossero suddivisi in ugual misura a tutti gli abitanti della terra, nell’arco di cinque anni tornerebbe nelle tasche dei soliti noti. E anche per questo, da genitori con stipendi alti nascono figli con stipendi alti, da genitori con stipendi bassi nascono figli con stipendi bassi.
La ricchezza è quindi genetica. O si trasmette per osmosi. Della serie o sei figlio di Onassis o fattene un ragione. A sgobbare da qui all’eternità.

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