L’Iran non è solo Ahmadinejad. Tra qualche giorno sarà Sizdah de Dar tredici giorni dopo Nowruz (il capodanno iraniano). Nella mitologia iraniana si suppone che la vita dell’universo duri solo 12 mila anni e che all’arrivo dell’anno 13 mila, l’intero universo vedrebbe la sua ultima giornata. Seguendo i dodici millenni della storia dell’universo, gli iraniani divisero l’anno in 12 mesi e attribuirono una rilevante importanza ai primi 12 giorni dell’anno. Quello che accadeva in quei giorni avrebbe potuto determinare il destino di ogni persona nell’anno appena iniziato. Così come l’universo avrebbe visto il suo ultimo giorno all’arrivo dell’anno 13 mila, anche la vita delle persone poteva essere sconvolta dal tredicesimo giorno dell’anno. Per scampare alla sfortuna e all’anima maligna di questo giorno, gli antichi persiani quindi si rifugiavano nel cuore della natura e non rientravano in casa prima del tramonto.
Per gli zoroastriani, invece, il 13 di Farvardin appartiene al dio della pioggia impegnato da sempre in un conflitto con il demone della siccità. Nel giorno 13 la loro lotta arrivava al culmine e se il dio della pioggia avesse vinto, ci sarebbe stata pioggia, vivacità e allegria per il resto dell’anno. La gente quindi andava nella campagna a pregare, festeggiare e ballare per incoraggiare il buon dio della pioggia. Tutte queste credenze hanno in qualche modo influenzato il modo in cui gli iraniani celebrano questa festa legata agli avi, alle credenze magiche-religiose, ed alla natura.
Per chi volesse quindi scampare al tredici, il giorno per rimanere all’aria aperta sino a sera è il 3 aprile.
lunedì 30 marzo 2009
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