lunedì 21 settembre 2009

Che fatica!

Sarà una banalità uno stereotipo e un clichè ma il lunedì mattina è proprio faticoso. Di solito nelle mattine che vanno dal martedì al giovedì, ho dei tempi di reazione che si aggirano sui 30 minuti, cioè i primi trenta minuti da che entro in redazione sono dedicati alla lettura di alcune rassegne stampa (che mi arrivano prestissimo intorno quelle di oggi era cronometrata 7,17, la qualcosa significa che chi le fa inizia a lavorare intorno alle 5,30) che mi aiutano a emergere e proiettarmi su quello che sarà dopo. Il venerdì, che ha uno status tutto particolare e ha un sapore simile a un’imminente amnistia, o alla festa della liberazione, i tempi di introduzione al daffarsi sono un po’ più rapidi intorno ai 15 minuti. Il lunedì invece, è una tragedia, il mio cervello non vuole proprio saperne di svegliarsi: ha il segno del cuscino stampato nell’area somoestetica, il sapore del sonno memorizzato nelle area sensoriale della parola, l’istinto di tirarsi sù le lenzuola nell’area prefrontale. Ma soprattutto ha il senso del terrore di una nuova e lunga settimana da venire, un indefinito amaro in bocca e contrazioni alla stomaco, che opprimono l’area del gusto.

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