mercoledì 2 settembre 2009

Partire dai numeri

Mi è stato chiesto di scrivere degli appunti sulla situazione lavorativa in Italia. Oltre alle esperienze personali, avevo pensato di raccogliere un po’ d’interviste per confrontare i diversi aspetti del lavoro in Italia: stipendi, contratti, qualifiche lavorative, ambiente, rapporti tra colleghi e superiori, ed aspettative disattese. Penso però che sia fondamentale partire dai numeri, cioè dai dati forniti da Eurostat. Per il 2008, l’indice di occupazione evidenzia una percentuale pari al 65.9 della popolazione adulta nell’area eu27 (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lithuania, Luxembourg, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovakia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito); nell’eu15 (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Luxembourg, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito) invece l’indice di occupazione arriva al 67.3 per cento. Senza voler prendere a modello paesi - distanti anni luce - come Danimarca con un indice di occupazione del 78.1 per cento, Olanda (77.2) o Austria (72.1), in Italia gli occupati sono il 58.7. della popolazione adulta, percentuale che ci porta a confrontarci con paesi come la Polonia e la Romania (59 per cento) e l’Ungheria (56.7). Percentuale che scende al 47.2 per cento se si censisce solo la popolazione lavorativa femminile, per inciso la media eu27 è del 59.1 per cento e arriva a 60.4 nell’eu15. Possiamo però consolarci dando un’occhiata ai dati sulla disoccupazione: nei paesi eu27 la percentuale di chi ha perso il lavoro a luglio 2009 è del 9 per cento, valore leggermente più alto nell’area eu15 (9.2). Per quante riguarda l’Italia i dati sulla disoccupazione si fermano a marzo di quest’anno ed è del 7,4 per cento, fortunatamente più bassa rispetto a Francia (9 per cento) e Spagna (17.2 per cento).

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