mercoledì 9 settembre 2009

Palestra

Oggi ho fatto una lezione di prova in una palestra. La mia prima, spero non ultima, lezione in palestra dai tempi dell’ora di educazione fisica al liceo. Avevo pensato di sfruttare la pausa pranzo, invece che mangiando di tutto e di più, per dare un tono al mio fisico ormai più vicino ai 40 che ai 30. Da dove iniziare? Dalle mie movenze scoordinate e approssimative? Dal senso del ritmo delle altre? Dagli adddominali dimenticati? Dalla riprovazione generale del mio panino al formaggio dopo un’ora di salti, gamba su, gamba giù, braccio avanti, braccio indietro? Magari passo dopo passo riporterò, se mai ce ne saranno, dei mie progressi e impressioni e suggestioni sulla varia umanità che popola la palestra – e in questo caso ho idea che ce saranno –. Inizierei così dall’istruttore, un certo Diego, che a occhio e croce direi straniero (ma sono sicura che dalle prossime volte direttamente dallo spogliatoio conoscerò non solo la nazionalità) che per un paio di volte ha cercato di correggere i miei movimenti, poi mi ha guardato negli occhi e mi ha fatto capire che sarà una battaglia contro i mulini a vento. Io da parte mia non volevo fare la figura della neofita trippardona e ho cercato di copiare i suoi movimenti e di ascoltare le sue indicazioni, ma i primi erano troppo veloci e complicati – una sorta di coreografia che però tutte conoscevano a menadito, mentre io ero sempre con la gamba sbagliata, destra al posto della sinistra e viceversa, in terribile affanno per recuperare – i secondi invece erano incomprensibile per la musica che in confronto quella di un rave è una leggera brezza. E terminerei invece con il dopo, le gambe sono diventate di legno, anzi di gesso, perché il legno ha una certa seppur minima elasticità, e credo di non essere più in grado di fare una rampa di scale; non sento più le braccia (mi sto chiedendo come riescano le mie dita a battere sulla tastiera del computer) e credo anche di aver disimparato a camminare, infatti le mie caviglie barcollano come quelle di un ubriaco (però tutta salute). Quello che sta in mezzo tra l’istruttore e il dopo palestra, lo riserverò ai prossimi giorni, sia perché devo riprendermi sperando che un po’ di sangue torni a portare vita al cervello, sia perché non ho ancora le idee ben chiare se sia stato un viaggio dalla terra alla luna, un incubo o come era scritto sull’orario: lezione step.

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