Dei barboni tutti se ne dimenticano e forse per questo motivo sono dei barboni.
Dopo quasi 15 giorni che facevo la stessa rotatoria per tornare a casa, una sera mi sono accorta che sull’unica panchina all’interno della rotatoria, protetto da una pianta che sembra una palma nana e malconcia dormiva un barbone. Anzi, ho scoperto poi che di sera stava seduto e beveva cartoni di vino, di giorno invece dormiva coperto con scatole e cartoni. Si può dire che il cartone sia un suo riferimento. Una mattina che andavo al mercato ho visto che era sveglio così gli ho chiesto se potevo comprargli qualcosa, lui ha provato a mettere in fila delle parole comprensibili insieme a un’alitata mefitica e mi ha detto che voleva il vino. Ho provato a fargli capire che di vino ne aveva anche troppo, così come di cicche di sigarette, gli ho offerto un panino con il formaggio e una bottiglia d’acqua, lui ha guardato prima il panino che ha messo in tasca e la bottiglia d’acqua e mi ha risposto che così avrebbe potuto darsi una sciacquata. Un’altra volta tornando dal mercato gli ho lasciato una busta con un pollo allo spiedo e un paio di banane, ma lui dormiva e non ha neppure aperto gli occhi al frusciare della busta di plastica vicino alla testa.
Poi una sera tornando a casa stavo pensando a una fantastica doccia che mi avrebbe tolto tutta la puzza del giorno da dosso, mi sono accorta che nella rotatoria non c’era più la panchina. Solo dopo qualche secondo ho realizzato che con la panchina era sparito anche il suo occupante. Ho pensato che essendo a ridosso del g8 potesse essere una misura provvisoria di pulizia della città. E così per un po’ mi sono dimenticata del barbone. Non l’ho più visto e me ne sono completamente dimenticata, non ho chiesto neppure alla signora che sta alla cassa del panettiere che sa della vita di tutti (anche della mia, anche se la nostra conversazione è limitata al buongiorno, quant’è, grazie e arrivederci) se sapeva cosa fosse successo alla panchina, perché non fosse più al suo posto e soprattutto del barbone.
Passato però il g8 la panchina non è tornata al suo posto, e del barbone nessuna traccia, nessun cartone di vino vuoto a segnare la sua presenza come quella di pollicino con le briciole. Da giorni volevo scrivere di lui sul blog, segnalare la sparizione, ma me ne sono sempre dimenticata, mi tornava solo in mente quando mi trovavo alla rotatoria ormai disabitata.
Sabato mattina mentre andavo a prendermi il giornale e fare bancomat su un muretto sotto il sole caldo delle undici, vedo il barbone della rotatoria, è sveglio, ha davanti e intorno a se ha i segni della sua cartonosa presenza. Gli vado incontro e gli chiedo se ha fame, ovviamente mi risponde che ha sete, io gli dico che il vino non glielo compro, ma lui mi stupisce dicendomi che ha sete di cappuccino. Va bene, cappuccino e cornetto!, e lui prova a ridere.
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