venerdì 17 luglio 2009

Diritto di parola

La Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca israeliana affiliata all’organizzazione, così Giulio Meotti sul Foglio apre un articolo dal titolo “L’internazionale dei giornalisti caccia Israele. Voto unanime, con italiani”. Solo qualche giorno fa, il 14 luglio, era stato programmato uno sciopero (poi revocato) da parte della stampa italiana per protestare sui bavagli dell’informazione, e poi a Bruxelles si decide di allontanare dei giornalisti da un sindacato, non dargli quindi credibilità o quantomeno visibilità. Allora mi chiedo e chiedo: chi può e chi non può decidere cosa sia giusto scrivere e cosa no? Non esiste il rischio che limitando i punti di vista si nascondano delle notizie? E non esiste il rischio che censurando le notizie si abbia sempre e solo un unico punto di vista?
Personalmente non voglio credere a complotti antisemiti o fare paragoni con la storia passata, non ne sarei all’altezza, ma da giornalista vorrei poter avere sempre accesso al più vasto numero di fonti e di informazioni, senza censura e senza bavagli.

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