mercoledì 9 gennaio 2008

L’importanza di una canzone



E’ importante avere una canzone? Qual è il valore aggiunto di un rapporto che ha “la nostra canzone”?
Come tutti i problemi esistenziali, il dilemma nasce un po’ per caso.
Sei con i colleghi sul bus navetta che ti porta al lavoro, e la radio trasmette una canzone. Solitamente quello che trasmette la radio la mattina ha lo stesso impatto sulla coscienza delle macchine sull’altra corsia, le vedi passare, e ti lasciano indifferenti.
Poi c’è una mattina particolare, e succede che qualcuno chieda “Ma che canzone è questa?”, e qualcun altro risponda “Sai, questa è la canzone mia e di cosino! Descrive quello che è stato il nostro rapporto”.
Premesso che il dubbio di conoscere il titolo della canzone, esigenza primaria che ha mosso la domanda, comunque rimane, perché la risposta non è stata esaustiva, attinente al desiderio di conoscenza espresso; questo tipo di risposta ha il potere di scatenare i dubbi su chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando?
“La nostra canzone” è un atteggiamento un po’ ambizioso, in che senso “nostra”?
Io ho una coppia di amici che possono dire di avere la loro canzone, in quanto come regalo di nozze hanno ricevuto una canzone scritta e musicata apposta per loro, e suonata in anteprima il giorno del loro matrimonio. Loro possono dire di avere la loro canzone, ho visto il momento esatto in cui gli hanno consegnato la pergamena con le parole e gli accordi della canzone. Ed è loro perché non è di nessun altro, la possono ascoltare quando vogliono e farla ascoltare solo a chi vogliono loro, e nessuno può arrogare la pretesa di fare propria questa canzone.
Io non ho mai avuto una “nostra canzone”, e poi cosa mai avrei dovuto farci con la mia “nostra canzone”?
Lasciarla ai figli quando cresceranno.
Ascoltarla sempre nei momenti di intimità? Sapessi che noia, e poi dicono della routine della vita di coppia, hai voglia, oltre agli stessi rituali, anche la stessa colonna sonora che viene riprodotta in loop in sottofondo.
Oppure, insano pensiero, la “nostra canzone” avrebbe potuto essere la suoneria per il cellulare (avete presente la musichetta de Lo squalo, ta – tan, ta –tan, ta –tan).
Altrimenti molto più terra terra, la “nostra canzone” potrebbe essere adoperata per favorire la lacrimazione, far venire gli occhi lucidi e languidi tutte le volte che la si ascolta e rendere partecipi i presenti a questo grande rituale di sentimenti.
Data la mia incompetenza in materia, deduco, che la scelta della “nostra canzone” sia vincolata a certi parametri specifici, ad esempio il testo deve essere leggero o narrare di travagli e dolori? E la melodia sicuramente non potrà essere troppo simile a Sympathy For The Devil. Ma quando si decide di fare divenire una certa canzone, proprio la “nostra canzone”?
Subentra un meccanismo simile alla scelta del nome da dare al cane, al gatto, ai figli, con tanto di semifinali, finali, coinvolgimento degli amici, tramite sondaggi demoscopici?
O, è più un guardarsi negli occhi sulle note di una musica, e dallo sguardo d’intesa che ne scaturisce, scoprire che è proprio quella, la canzone del cuore, quella che accompagnerà i sospiri del futuro più prossimo?
Sospesa come in una bolla a mezz’aria, assorta in queste mie profonde riflessioni, ho sempre più la certezza che non avrò mai una mia “nostra canzone”, troppo impegno, i soliti compromessi, e soprattutto il terrore di scoprire, dopo tutta questa fatica, di aver scelto la “nostra canzone”sbagliata.

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