venerdì 11 gennaio 2008

Nessun dorma



Per fortuna oggi è venerdì.
Non che sia una cosa rara, infatti in tutte le settimane c’è il venerdì.
Ma il VENERDI’ è uno stato mentale, una condizione di vita.
Se, 200 anni fa, esisteva Il sabato del villaggio (non solo come lirica, ma anche come ideologia) oggi la società post-rurale, post-industriale, post-boom economico, ha Il venerdì dell’universo impiegatizio.
Il venerdì, dal dipendente medio, viene vissuto come il giorno dell’uscita per buona condotta dal carcerato medio. Un senso di aspettativa che rasserena l'intera giornata, un’illusione di libertà, purtroppo provvisoria.
In ogni caso, la mia esigenza di VENERDI’, deriva soprattutto dal bisogno di una dormita; per intenderci una di quelle dormite dove il protagonista principale è disteso sul letto e assume una posa plastica simile a uno scendiletto di pelliccia di pecora.
Sono un po’ di mattine che faccio più fatica del solito a svegliarmi, che, quando suona la sveglia, mi dico “ancora cinque minutini”, il diminutivo serve a farmi capire che i minuti devono essere pari a una porzione di tempo veramente infinitesimale.
Però, nonostante le mie auto raccomandazioni, nonostante i miei buoni propositi e le mie dotte e profonde riflessioni filosofiche sul tempo, mi riaddormento, e mi risveglio, almeno dopo venti minuti buoni di sonno tormentato e colpevole. E anche le poche volte che non mi sono riaddormentata, rimango sdraiata, incapace di assumere una posizione eretta; sono come attratta da una forza misteriosa che dal materasso si irradia intorno al mio corpo.
A proposito, una volta, avevo visto un film di fantascienza, la terra era stata praticamente invasa dagli extraterrestri, e dagli ufo usciva una specie di raggio luminoso, e anche un po’ rumoroso, che toglieva la forza alle persone, facendole cadere come frutta matura dai rami. Più o meno la sensazione che provo, al suono della sveglia, è quella di una pera matura, estremamente matura, su un albero.
Tornando al venerdì, in queste ore di non ancora fine giornata, pregusto l’immenso piacere di un paio di mattine senza il solito drin drin della sveglia.

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